C’era un obiettivo: «Tenere in pugno il Paese» scrive il gip. «Fregare tutta Italia», sintetizzano loro, gli spioni di «via Pattari», registrati dalle microspie dei carabinieri. Eccola, la storia di Equalize, l’agenzia di investigazione, meglio di financial and reputational risk investigation, che dal salotto buono di Milano rubava i segreti della finanza e della politica per ricattarla. Non è una storia improvvisata. Piuttosto la sintesi di un raffinato metodo di lavoro che passava dalle buone conoscenze di Enrico Pazzali, manager di lungo corso, prima ad Eur spa, ora alla fondazione fiera di Milano, seduto ai tavoli bene del centrodestra lombardo, in particolare quello del governatore Attilio Fontana. E alle capacità tecniche del super poliziotto in pensione Carmine Gallo e del suo amico hacker Nunzio Calamucci, un passato nel collettivo Anonymous, riuscito in quello che oggi risulta ancora inspiegabile ai migliori investigatori italiani: bucare la banca dati dello Sdi, il cervellone in cui confluiscono tutte le informazioni rilevate dalle forze dell’ordine sul territorio. Precedenti penali, inchieste in corso, è lo scrigno dei segreti giudiziari degli italiani.
«L’organizzazione agiva» scrive il gip Fabrizio Filice nell’ordinanza di custodia, «per finalità di profitto». Ma non solo. Nella ragione sociale c’era anche lo «scopo estorsivo e ricattatorio per condizionare e influenzare all’occorrenza soprattutto i settori della politica e dell’imprenditoria». O per «danneggiare l’immagine dei competitor professionali e imprenditoriali e politici» di Pazzali e dei suoi amici. Per dire: alle elezioni regionali della Lombardia del 2023 Pazzali ordinò «accertamenti» su persone «vicine politicamente» a Letizia Moratti. «Servivano notizie — scrivono i pm nella richiesta di cattura — idonee a mettere in cattiva luce l’immagine di Letizia Moratti, favorendo così la candidatura di Attilio Fontana». «Fontana è legatissimo a Pazzali», dice il suo socio Gallo. D’altronde è lui a essersi mosso per cercare «notizie pregiudizievoli» scrivono i pm nelle 1.170 pagine di richiesta di cattura, «sul conto di qualcuno dei componenti del consiglio direttivo di Lombardia migliore», la civica che appoggiava Moratti come candidata governatrice. Ma c’è anche un dettaglio ulteriore che gli stessi pm definiscono «inquietante». Gallo e Camillucci «lasciano intendere di aver intercettato, per il tramite di un gruppo “Campo Volo”, un indirizzo email del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. O comunque di essersi riusciti, sempre attraverso lo stesso gruppo, a utilizzare abusivamente o a clonare l’account del Presidente».
Gli accessi abusivi alle banche dati venivano realizzati «secondo due modalità. Una tradizionale: la corruzione di un paio di agenti di periferia, autorizzati all’accesso nelle banche dati, tenuti a libro paga dalla società per 1.200 euro al mese. Il salto di qualità è però arrivato quando il gruppo, grazie alle capacità di Calamucci, riesce a bucare autonomamente il server del ministero. Lo fa anche grazie al fatto che alcuni ragazzi che lui aveva formato, «i miei ragazzi» li chiama l’hacker, hanno lavorato alla programmazione e alla manutenzione del server del ministero degli Interni. «Abbiamo culo… Abbiamo chi ha fatto la struttura e ha la manutenzione per altri quattro anni e siamo apposto…».
ROMA — C’era un obiettivo: «Tenere in pugno il Paese» scrive il gip. «Fregare tutta Italia», sintetizzano loro, gli spioni di «via Pattari», registrati dalle microspie dei carabinieri. Eccola, la storia di Equalize, l’agenzia di investigazione, meglio di financial and reputational risk investigation, che dal salotto buono di Milano rubava i segreti della finanza e della politica per ricattarla.
Non è una storia improvvisata. Piuttosto la sintesi di un raffinato metodo di lavoro che passava dalle buone conoscenze di Enrico Pazzali, manager di lungo corso, prima ad Eur spa, ora alla fondazione fiera di Milano, seduto ai tavoli bene del centrodestra lombardo, in particolare quello del governatore Attilio Fontana. E alle capacità tecniche del super poliziotto in pensione Carmine Gallo e del suo amico hacker Nunzio Calamucci, un passato nel collettivo Anonymous, riuscito in quello che oggi risulta ancora inspiegabile ai migliori investigatori italiani: bucare la banca dati dello Sdi, il cervellone in cui confluiscono tutte le informazioni rilevate dalle forze dell’ordine sul territorio. Precedenti penali, inchieste in corso, è lo scrigno dei segreti giudiziari degli italiani.
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di Sandro De Riccardis, Rosario Di Raimondo
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«L’organizzazione agiva» scrive il gip Fabrizio Filice nell’ordinanza di custodia, «per finalità di profitto». Ma non solo. Nella ragione sociale c’era anche lo «scopo estorsivo e ricattatorio per condizionare e influenzare all’occorrenza soprattutto i settori della politica e dell’imprenditoria». O per «danneggiare l’immagine dei competitor professionali e imprenditoriali e politici» di Pazzali e dei suoi amici. Per dire: alle elezioni regionali della Lombardia del 2023 Pazzali ordinò «accertamenti» su persone «vicine politicamente» a Letizia Moratti. «Servivano notizie — scrivono i pm nella richiesta di cattura — idonee a mettere in cattiva luce l’immagine di Letizia Moratti, favorendo così la candidatura di Attilio Fontana». «Fontana è legatissimo a Pazzali», dice il suo socio Gallo. D’altronde è lui a essersi mosso per cercare «notizie pregiudizievoli» scrivono i pm nelle 1.170 pagine di richiesta di cattura, «sul conto di qualcuno dei componenti del consiglio direttivo di Lombardia migliore», la civica che appoggiava Moratti come candidata governatrice. Ma c’è anche un dettaglio ulteriore che gli stessi pm definiscono «inquietante». Gallo e Camillucci «lasciano intendere di aver intercettato, per il tramite di un gruppo “Campo Volo”, un indirizzo email del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. O comunque di essersi riusciti, sempre attraverso lo stesso gruppo, a utilizzare abusivamente o a clonare l’account del Presidente».
Gli accessi abusivi alle banche dati venivano realizzati «secondo due modalità. Una tradizionale: la corruzione di un paio di agenti di periferia, autorizzati all’accesso nelle banche dati, tenuti a libro paga dalla società per 1.200 euro al mese. Il salto di qualità è però arrivato quando il gruppo, grazie alle capacità di Calamucci, riesce a bucare autonomamente il server del ministero. Lo fa anche grazie al fatto che alcuni ragazzi che lui aveva formato, «i miei ragazzi» li chiama l’hacker, hanno lavorato alla programmazione e alla manutenzione del server del ministero degli Interni. «Abbiamo culo… Abbiamo chi ha fatto la struttura e ha la manutenzione per altri quattro anni e siamo apposto…».
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È proprio questa «fortuna» che spinge Equalize a fare il salto di qualità. Se da un lato Pazzali continuava a pensare in maniera “tradizionale”, e quindi a passare le informazioni ai suoi amici o a utilizzarle per motivi politici e personali («non ha alcun dominio sul funzionamento dell’organizzazione» scrive, non a caso, il gip), Gallo prova il salto di qualità. Costruendo una piattaforma, Beyond, che mette insieme tutte le banche dati.
Funziona così: «C’è un primo livello — si legge negli atti — che restituisce un’informazione rapida e sintetica e un secondo livello contrassegnato con “un flag rosso”, che sta a indicare informazioni di carattere negativo e pregiudizievole che riguardano le inchieste giudiziarie», spiega Gallo ai potenziali clienti. Per poi precisare: «Vi daremo l’opportunità di approfondire il report per verificare per quale ragione viene fuori quel “flag rosso”: ci assumiamo ogni responsabilità sul contenuto. Si tratta di un report certo e verificato, escludiamo le omonimie». Un prodotto unico. Tanto che a loro si era rivolta anche una giudice della sezione civile per controllare le carte di credito del marito.
Il tutto, con bugie e non detti, veniva venduto però ai clienti come “legale”, ma Gallo e Calamucci sapevano perfettamente quanto scivoloso fosse il sentiero che avevano deciso di intraprendere. Tanto da tenere fuori dall’affare Pazzali che, a detta dei suoi stessi soci, preferiva le relazioni al denaro.
Il mercato individuato è quello degli «ex vertici delle forze dell’ordine poi diventati security manager o membri dei cda di aziende private». «Non ti puoi fare la galera per trecentomila euro», dice Calamucci. «Non ne vale la pena (…). Se ci dicono, fate questa frode per quattro milioni? Noi, con due milioni per uno non riusciamo a sparire? Perché poi devi sparire. Dici, va bene lo faccio. Ma non per trecentomila!».