Questione di ore: dopo il rinvio dello scorso 18 aprile per legittimo impedimento dei due legali parlamentari Niccolò Ghedini e Piero Longo, la Sesta Sezione penale della Cassazione è chiamata domani a decidere se trasferire o meno da Milano a Brescia i processi in cui Silvio Berlusconi è imputato per concussione e prostituzione minorile (Ruby) e per reati fiscali (diritto tv Mediaset). Il Cavaliere avrebbe voluto spiegare lui stesso ai giudici i motivi per cui ritiene che i due procedimenti debbano ‘traslocare’,

ma nella stringata ordinanza interlocutoria di tre settimane fa la Corte gli ha negato di prendere la parola, come del resto è prassi nelle udienze in Cassazione che non prevedono l’audizione degli imputati, se non nei procedimenti di estradizione. Per lo stesso motivo delle tre istanze di legittimo impedimento presentate per la concomitante elezione del Capo dello Stato, il collegio aveva accolto quelle di Ghedini e Longo (i difensori hanno diritto a partecipare all’udienza), ma non quella del leader del Pdl. Parleranno per lui le quaranta pagine stilate dai suoi legali e arrivate in Cassazione a metà marzo, in cui viene prefigurato un “accanimento” giudiziario nei confronti dell’ex premier, sia da parte del Tribunale di Milano, che giudica sul caso della giovane marocchina, sia della Corte d’Appello, dove è arrivato alle battute conclusive il processo Mediaset. Il “legittimo sospetto” in base al quale Berlusconi chiede di trasferire i processi viene rappresentato sulla base di una serie di decisioni, di atteggiamenti e frasi pronunciate in aula dai giudici: le ordinanze con cui sono stati negati i legittimi impedimenti, le visite fiscali a carico di Berlusconi ricoverato al San Raffaele per l’uveite, la sentenza del caso Unipol dove gli non sono state concesse le attenuanti generiche, la fissazione di 4 udienze in 7 giorni nel processo Ruby, e alcune affermazioni in aula del procuratore aggiunto Ilda Boccassini e del presidente del collegio, Giulia Turri. In base a questi elementi, dopo l’udienza a porte chiuse, il collegio prenderà la decisione, attesa per domani sera. Nel frattempo a Milano sono già fissate due nuove udienze: mercoledì per il caso Mediaset, il 13 maggio per quello Ruby. La rimessione per legittimo sospetto è una strada già tentata 10 anni fa, quando venne chiesto di trasferire sempre da Milano a Brescia i processi del cosiddetto filone “toghe sporche” (Imi-Sir/Lodo), in cui era imputato Cesare Previti (Berlusconi era stato prosciolto per prescrizione). Furono le Sezione Unite a pronunciarsi il 28 gennaio 2003 sulla legge nuova di zecca (la Cirami, del novembre precedente). I giudici, dopo un ampio excursus sull’istituto giuridico del legittimo sospetto, ritennero che la situazione prospettata non potesse far ipotizzare un concreto pericolo di non imparzialità a Milano, e non ci fosse quindi ragione per spostare i processi in un’altra sede giudiziaria.

 

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