E’ stato condannato a 18 anni di reclusione per disastro doloso l’imprenditore elvetico Stephan Schmidheiny, imputato a Torino nel processo Eternit. In primo grado era stato condannato a 16 anni. La Corte d’Appello di Torino ha ritenuto il miliardario elvetico responsabile di disastro anche per gli stabilimenti Eternit di Bagnoli e Rubiera.
Per quel che riguarda l’altro imputato, il barone belga Louis De Cartier, i giudici si sono pronunciati direttamente per l’assoluzione per alcuni degli episodi contestati, mentre hanno dichiarato il non luogo a procedere data la morte dell’imputato per gli altri. La lettura del dispositivo, che si preannuncia piuttosto lunga, è proseguita con l’elenco dei risarcimenti alle numerose parti civili. Ammonta a 30,9 milioni di euro la somma che la Corte d’Appello di Torino ha accordato al Comune di Casale Monferrato con la sentenza del processo Eternit. Nella città della provincia di Alessandria la multinazionale dell’amianto aveva il suo stabilimento italiano più importante, e il numero delle vittime è più elevato che altrove. Alla Regione Piemonte, che si era costituita parte civile, i giudici hanno invece riconosciuto un risarcimento di 20 milioni di euro. “Sono stravolta dalla stanchezza, ma finché posso vado avanti”. Romana Blasotti, 84 anni, commenta così la condanna a 18 anni di reclusione inflitta all’imprenditore elvetico Stephan Schmidheiny nel processo d’Appello Eternit. L’anziana, che ha visto morire di tumore cinque parenti, tutti lavoratori alla Eternit, ha avuto un malore al momento della lettura della sentenza. “Pensavo fosse stato assolto”, spiega l’anziana, che si è subito ripresa.