La Guardia di Finanza e la Questura di Pescara hanno eseguito il sequestro di quattro societa’ di capitali e relativi rami d’azienda che gestiscono alcuni dei piu’ noti e frequentati bar della citta. Sotto sequestro anche i saldi di conto corrente riconducibili alle persone fisiche e giuridiche sottoposte alle indagini.

Si tratta di due sedi del Caffe’ Venezia, della panetteria Piglia la Puglia, del ristorante pizzeria Universita’ della pizza e del pub Piano terra, tutti riconducibili ad una famiglia di origine foggiana. I sequestri giungono al termine di un’indagine coordinata dalla Procura pescarese che ha coinvolto la Polizia Tributaria delle Fiamme Gialle e Squadra Mobile. Il reato contestato e’ il riciclaggio di danaro e beni o utilita’ di provenienza illecita. L’attenzione degli investigatori e’ partita con l’espansione economica (a partire dall’anno 2003) nel territorio pescarese di una famiglia pugliese resasi protagonista dell’acquisizione e ristrutturazione di diversi esercizi commerciali che richiedeva capacita’ economiche e disponibilita’ di denaro non giustificata dalle posizioni reddituali o dai ricavi d’impresa. Il sequestro, eseguito da circa 70 uomini tra finanzieri e poliziotti, ha riguardato quattro societa’ di capitali e relativi rami d’azienda che gestiscono alcuni dei piu’ noti e frequentati bar della citta’ e cioe’ il bar pasticceria “Caffe’ Venezia”, in via Venezia, il bar “Caffe’ Venezia”, di viale Regina Margherita, la panetteria “Piglia la Puglia”, di via Venezia, il ristorante pizzeria “Universita’ della pizza”, in piazza Martiri Pennesi e il pub “Piano terra”, in corso Manthone’, tutti riconducibili a una famiglia di origine foggiana, cioe’ i Granatiero, che a Pescara hanno creato una sorta di impero dal 2002 in poi e che a Manfredonia erano gia’ noti. Sotto sequestro, oltre ai locali (che sono stati momentaneamente chiusi al pubblico), anche i saldi di conto corrente riconducibili ai sette indagati (sette persone fisiche e giuridiche), nonche’ beni, tra cui automobili. Gli indagati sono tutti componenti della famiglia Granatiero e persone a loro vicine. I reati contestati sono il riciclaggio ovvero l’impiego di danaro, beni o utilita’ di provenienza illecita. Per la procura del capoluogo adriatico il denaro investito a Pescara dai Granatiero proviene da un’altra famiglia della provincia di Foggia, la famiglia Romito, i cui componenti sono stati imputati per associazione per delinquere di stampo mafioso nel processo denominato “Iscaro-Saburo”. Si tratta di grosse somme di denaro contante che “non usciva dai conti correnti dei Granatiero ne’ dalle loro attivita’”, ha commentato il procuratore Nicola Trifuoggi. Somme “ingiustificate” a disposizione dei Granatiero che venivano inserite in bilancio sotto la voce “crediti diversi”. Nell’ambito dell’operazione di oggi e’ stato nominato un amministratore giudiziario che si occupera’ della gestione degli esercizi commerciali che, quindi, riprenderanno l’attivita’ una volta eseguito l’inventario dei beni. Da questo punto di vista – ha detto Trifuoggi – si e’ voluto salvaguardare “l’aspetto occupazionale”.

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