Sarebbero 560mila i potenziali beneficiari dello Ius Scholae. Di questi, 300mila acquisirebbero la cittadinanza italiana nel primo anno di applicazione, gli altri nei successivi quattro anni. E’ la proiezione su un quinquennio che riporta il sito Tuttoscuola. Per un totale, quindi, di sei alunni stranieri su 10 – sui circa 900mila complessivi – “nuovi italiani”: “circa il 7% della popolazione scolastica complessiva, l’1,2% degli aventi diritto di voto, un po’ meno dell’1% della popolazione attualmente residente in Italia”. La stima effettuata dal portale d’informazione scolastica si basa sull’ipotesi che lo Ius Scholae venga riconosciuto a chi ha frequentato l’intero primo ciclo del sistema di istruzione italiano, fino alla terza media. Dei 262 mila iscritti tra quarta elementare e seconda media nell’anno scolastico 2022-23, Tuttoscuola ha calcolato che una piccola parte, il 5%, “non raggiunga per vari motivi la terza media”. In questo modo sono più di 249mila gli alunni che otterrebbero la licenza di scuola secondaria di primo grado e, quindi, la cittadinanza italiana in questo arco di tempo. Sarebbero, quindi, 250mila gli alunni stranieri che nel quadriennio successivo avrebbero i requisiti per ottenere la cittadinanza. Questi si aggiungerebbero ai 310 mila circa del primo anno di applicazione dello Ius Scholae. Da qui il totale di 560 mila. Sempre secondo Tuttoscuola, la distribuzione a livello nazionale non sarebbe omogenea. Cinque su sei vivono, infatti, al Centro e, soprattutto, al Nord. Meno del 15% nel meridione. Per quanto riguarda il dato dei circa 900mila minori senza cittadinanza italiana – numero che arriva da una elaborazione Openpolis – Con i bambini su dati Istat, ma è un dato sul quale concordano anche organizzazioni come Oxfam e Save the Children – si tratta di circa il 10% dei residenti tra 0 e 17 anni, bambini e ragazzi iscritti nelle scuole d’infanzia, elementari medie e superiori che vivono soprattutto nell’Italia centro-settentrionale. Sono circa il 13% dei minori del centro, il 14% di quelli del nord-est e il 15% di quelli del nord-ovest, mentre non raggiungono il 5% nel sud e nelle isole. E oltre il 25% dei ragazzi potenzialmente interessati dalla variazione della legge – tra i circa 300mila nel primo anno di applicazione – risiede in Lombardia. Cinque regioni del Centro-Nord – Lombardia, Lazio, Emilia Romagna, Veneto e Piemonte – ospitano il 68% dei potenziali aventi diritto. Nel 26% dei casi si tratta di ragazzi di origine romena, seguono i cittadini di Albania (10,1%), Cina (9,6%) e Marocco (9,1%).

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