E’ salito ad almeno 23 morti accertati il bilancio della repressione che anche oggi e’ proseguita in tutta la Siria: lo hanno denunciato i Comitati Locali di Coordinamento della Rivoluzione, una delle poche organizzazioni di opposizione attive direttamente in patria, secondo cui due civili sono stati uccisi a Sarmeen, nella provincia nord-occidentale di Idlib

che si estende al confine con la Turchia. Come ormai avviene da giorni, peraltro, a fare maggiormente le spese dei rastrellamenti e’ stata Homs, nel centro del Paese, dove le vittime sono state 21. Secondo il gruppo dissidente, le forze di sicurezza hanno sparato e lanciato granate stordenti sulla folla soprattutto nei pressi del quartier generale della polizia, in pieno centro storico. Fin dal mattino nella citta’ erano entrate truppe appoggiate da carri armati e autoblindo, cui si erano poi aggiunti una ventina di camion carichi di rinforzi. Soldati e agenti in assetto anti-sommossa hanno aperto il fuoco, anche con mitragliatrici pesanti, nei quartieri di Bab Dreib e di Bostan Diwan, vicino al mercato e davanti alla sede del governatorato provinciale. Nel frattempo la Francia, ex Potenza coloniale, ha accusato il regime di Bashar al-Assad di “crimini contro l’umanita’” per bocca del ministro degli Esteri, Alain Juppe’, a margine di un incontro a Mosca con l’omologo russo, Serghei Lavrov. “Il modo con cui sono state soppresse le proteste popolari e’ inaccettabile”, ha rincarato la dose Juppe’. Lavrov non gli ha pero’ concesso nulla: “Noi siamo convinti che la cosa essenziale sia l’avvio del dialogo al tavolo negoziale”, ha tagliato corto il capo della diplomazia del Cremlino. “Consideriamo inoltre che costituisca un percorso pericoloso l’incitare certe forze di opposizione a boicottare gli inviti al dialogo, perche'”, ha puntualizzato, “si rischia una ripetizione dello scenario libico, che ne’ la Russia ne’ la Francia vogliono”, ha concluso.

 

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