Nea Dimokratia (ND, centro-destra) e il socialista Pasok, i due partiti rivali che – alternandosi al potere dal 1974 – hanno dominato la scena politica greca e che sono entrambi responsabili della grave crisi economica in cui versa il Paese, si sono accordati per formare un governo di coalizione che dovra’,

nelle loro intenzioni, rinegoziare i termini del memorandum da 130 miliardi di euro firmato da Atene con i creditori internazionali. Accordo che, se da una parte sinora ha evitato alla Grecia di andare in bancarotta, ha pero’ messo in ginocchio gran parte delle famiglie greche e rischia di innescare gravi tensioni sociali. “I nostri sforzi hanno prodotto una maggioranza parlamentare in grado di formare un governo di lunga durata che potra’ garantire speranza e stabilita’” nel Paese, ha affermato Antonis Samaras, leader di Nea Dimokratia, poco prima di ricevere l’incarico di premier e di giurare davanti al capo dello Stato Karolos Papoulias e all’arcivescovo di Atene e di tutta la Grecia, Ieronymos. “Domani chiedero’ al nuovo governo di fare un duro lavoro per uscire dalla crisi in cui versa il Paese”, sono state invece le parole pronunciate da Samaras dopo il giuramento. Il nuovo esecutivo – che nel suo complesso giurera’ domattina – ha il sostegno dei 129 deputati di ND, dei 33 del Pasok (guidato da Evangelos Venizelos) e dei 16 del piccolo partito moderato Sinistra Democratica (Dimar, di Fotis Kouvelis). In tutto 179 seggi a fronte della maggioranza richiesta di almeno 151 deputati su 300.

 

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