Un attacco dinamitardo oggi contro gli osservatori Onu, accompagnati da un gruppo di giornalisti italiani diretti a Daraa nel sud della Siria, sembra quasi la drammatica conferma di quel ”pessimismo” espresso ieri dall’inviato speciale Kofi Annan. Il suo piano di pace per la Siria, ha detto, ”e’ l’ultima chance” in un Paese ancora dilaniato dalla violenza nonostante la presenza degli osservatori internazionali, oggi nel mirino. Nell’esplosione di un ordigno rudimentale otto soldati governativi sono rimasti feriti in modo non grave otto soldati e un mezzo militare di Damasco ha subito lievi danni.

I media ufficiali hanno accusato i terroristi armati e pagati da Occidente, Paesi arabi del Golfo, Israele e Turchia, mentre gli oppositori hanno addossato la responsabilit… dell’esplosione al regime siriano. I giornalisti italiani che si trovavano in uno dei mezzi del convoglio hanno raccontato di aver udito un forte boato alle loro spalle e di aver visto il camion militare che seguiva il convoglio danneggiato dalla deflagrazione. L’agenzia Sana e la tv di Stato hanno in seguito riferito del ferimento lieve di otto militari governativi, “assegnati alla scorta degli osservatori e dei giornalisti”. La squadra di osservatori Onu, guidata oggi dal comandante della missione il generale norvegese Robert Mood, era diretta a Daraa, al confine con la Giordania, una delle citta’ simbolo della rivolta e della violenta repressione. Dopo l’esplosione, il convoglio ha deciso di non proseguire e ha fatto ritorno a Damasco. “E’ un esempio concreto di violenza di cui i siriani non hanno bisogno”, ha commentato Mood, che ha ribadito: “la violenza in tutte le sue forme deve cessare, è imperativo”. Dal 12 aprile in Siria è formalmente in vigore un cessate il fuoco richiesto da Kofi Annan, inviato speciale Onu-Lega Araba per la Siria. Dal 16 aprile sono operativi nel Paese un gruppo di osservatori, che nel corso delle settimane si Š allargato fino a contare 70 berretti blu disarmati. “Saranno cento entro i prossimi due giorni”, ha assicurato il generale norvegese. Mentre lo stesso Annan aveva ieri affermato che entro la fine di maggio si conta di avere 300 osservatori in Siria, il massimo che la risoluzione Onu n.2043 prevede per la missione di osservazione. Di questi, 17 saranno italiani e cinque di loro sono attesi a Damasco nei prossimi giorni. Questo mentre la Commissione elettorale siriana ha annunciato che i risultati delle elezioni legislative svoltesi luned scorso saranno resi noti solo dopo aver concluso lo spoglio di tutte le schede e aver soddisfatto eventuali reclami di candidati. E intanto, nel Paese non si ferma la repressione da parte delle forze governative secondo quanto riferisce il Centro di documentazione delle violazioni in Siria (vdc-sy.org), che fornisce quasi in tempo reale un bilancio dettagliato e aggiornato delle vittime: sono 13 gli uccisi nelle regioni di Homs, Hama, Damasco e Idlib, tra cui un ribelle e 12 civili. Tra loro figura il nome di una donna, Khaldiye Abu Adle, della regione di Hama, morta oggi in seguito alla ferita riportata alla testa due giorni fa da un colpo di arma fa fuoco. Dal canto suo, l’agenzia ufficiale Sana riferisce dei funerali svoltisi oggi di otto tra militari e agenti uccisi da non meglio precisati terroristi in varie regioni del Paese.

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