Giulia Cecchettin aveva paura di Filippo Turetta, aveva capito che viveva ormai quel loro rapporto come ‘un’ossessione’, tanto che nei messaggi e nelle telefonate scambiate con l’ex fidanzato fino a pochi giorni prima del delitto, lo definiva “uno psicopatico”. “E’ un meccanismo di controllo: malato anche questo. Pippo, sei ossessionato, Signore! Sei uno psicopatico! Non ti rendi conto che mi controlli continuamente. Mi controlli!”, scriveva Giulia negli ultimi messaggi trovati dagli investigatori nel telefonino di Turetta, in carcere dal 25 novembre, in attesa di finire a giudizio per omicidio premeditato aggravato. Le trascrizioni di quei messaggi, dopo le frasi già uscite dal verbale di interrogatorio di Filippo davanti al pm, l’1 dicembre scorso, sono state diffuse dalla trasmissione ‘Quarto Grado’, su Retequattro. Insieme a queste, anche foto delle ultime ore trascorse da Giulia con il suo assassino, sabato 10 novembre, al centro commerciale ‘Nave de Vero’ a Marghera, e infine la lista delle cose che Turetta aveva scrupolosamente annotato nel computer in vista dell’uccisione della ragazza. Un kit per l’omicidio che, tra le altre cose, comprendeva le voci: cartine geografiche; zaino grande, coltelli; pieno di metano/benzina; scotch, sacchi immondizia; Cercare cose a casa (badile, coltelli); bloccare portiera Punto. Appunti per un delitto che Filippo Turetta aveva poi cercato di cancellare dalla memoria del pc, ma che gli esperti informatici dei Carabinieri erano riusciti a recuperare. C’è un dato che dice tutto, o quasi, del legame ossessivo che Filippo Turetta aveva proiettato su Giulia Cecchettin, l’ex fidanzata da lui uccisa con diverse coltellate la sera dell’11 novembre del 2023. Come risulta dagli atti dell’indagine, dal gennaio del 2022 al giorno del femminicidio, le ha inviato 225.720 messaggi (in media oltre 300 al giorno). Sono però le parole, sempre più deliranti, che scriveva alla studentessa di Vigonovo, dopo che si erano lasciati, a dare il senso del tragico tunnel che ha portato al femminicidio. “Sono un sacco triste Giulia – scrive ad un certo punto lui – Ho bisogno del rapporto che avevamo noi. Parliamone, ascoltami, dammi questa possibilità ti prego”. Giulia risponde così: “Pippo! Smettila, smettila, smettila: non ti sto togliendo il mio aiuto, non ti sto togliendo il mio affetto”. Poi, di fronte all’incalzare malato di Filippo, che vuole avere in ogni momento il controllo su di lei, Giulia si spazientisce: “Mi controlli! Un paio di volte ti sei fatto trovare dove ero io senza che io ti dicessi tipo: sono in fermata o sono ‘ad cazzum’, ok? Guardi cosa faccio. Ci sono cose che voglio tenermi per me, perché mi spaventa quello che potresti fare con quelle informazioni! Punto e stop!. Qualsiasi cosa, anche se non ti presenti là sul momento, può essere che dopo mi vieni a cercare e io queste cose non le voglio, ok? Voglio poter stare serena. Ogni tanto mi fai paura!”. Lui prova a replicare: “Ma cosa, io non ho mai fatto niente con le informazioni, cosa me ne faccio! Anche il fatto di scriversi con il nuovo tipo, cioè, è una cosa che bisogna dire, condividere tra noi”. Questo però è già il preludio della fine. In quei giorni Turetta stava già ragionando sul modo per sequestrare e rapire Giulia: “legare caviglie, sopra e sotto le ginocchia”.

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