Qualcuno potrebbe aver detto a Barbara Vacchiano di una indagine del carabinieri di Pontecagnano su lei e la sua famiglia in merito alla scomparsa di Marzia Capezzuti. Coincidenze su coincidenze che sono costate la vita alla ragazza della cui morte sono accusati dalla procura di Salerno Barbara Vacchiano, il marito Damiano Noschese e il figlio quindicenne. Nel corso delle indagini, la stessa racconta al figlio 15enne di andare a prendere i soldi camuffata con una parrucca da vecchia. Intanto l’onorevole Bicchielli accusa: «Gravi disattenzioni da parte di chi doveva tutelare quella ragazza. Chi fa il sindaco è responsabile di quello che fanno i suoi uffici. Stiamo valutando se presentare un’interrogazione parlamentare». La denuncia è stata presentata il 23 febbraio 2022 dall’avvocato Stefania De Martino, addetto allo sportello antiviolenza Progetto Svolte di Pontecagnano. La telefonata anonima sul suo cellulare era arrivata qualche settimana prima, ad inizio mese. Almeno questo racconta il legale quando, appunto il 23 febbraio, ai carabinieri segnalando i maltrattamenti e lo stato di segregazione di una ragazza all’interno della abitazione di Barbara Vacchiano. La De Martino dice ai militari anche nome e cognome della vittima: Marzia Capezzuti. Racconta anche che i Vacchiano percepivano indebitamente la pensione delle ragazza e che la stessa era nascosta all’interno di uno sgabuzzino. Insomma, tutti dettagli che poi si sono rivelati reali. Il 26 febbraio i carabinieri sentono nuovamente la De Martino. E così si risale a chi aveva presentato la denuncia anonima: Anca Raluca Miron compagna del suocero di Annamaria Vacchiano e del fratello Vito. La donna, spaventata, però non conferma tutto ciò che era stato riferito ai militari dalla De Martino: si limita a confermare la presenza di Marzia in quella casa in via Verdi e di non aver mai visto Barbara maltrattare la giovane. I carabinieri acquisiscono i certificati di invalidità di Marzia e presentano richiesta di informazioni ai Servizi sociali di Pontecagnano i quali solo il 4 marzo trasmettono in caserma la relazione familiare-sociale indicando tutti gli interventi nei confronti della Capezzeti. Tre giorni prima che la giovane venisse uccisa.

L’ultima visita delle assistenti sociali risaliva invece al 21 dicembre 2021 e la presenza della ragazza non era stata rilevata. Dettaglio questo che coincideva con una relazione di servizio dei carabinieri del 1 dicembre 2021 durante i controlli a Vito Vacchiano agli arresti domiciliari. La relazione dei carabinieri viene redatta nel mese di maggio del 2022 quando, in pratica, Marzia era già stata uccisa. Contestualmente il 25 febbraio (la 29enne era ancora viva) veniva sentito al Milano Ciro Capezzuti il quale dichiara di non sentire la figlia da giugno 2021 quando la ragazza (su sollecitazione di Barbara) gli disse di aspettare un bambino che sarebbe nato a novembre. Solo il 27 maggio 2022, risentita dai carabinieri, la Miron ammette che era stata Annamaria Vacchiano a chiederle di aiutare Marzia perchè «la ragazza era maltrattata da Barbara che la picchiava e la teneva legata».

«Verità e giustizia»: è il nome dato ad un gruppo Facebook in memoria di Marzia. Chiedono giustizia, si chiedono:«perché non siamo riusciti a fare niente? Chi sapeva perchè non ha parlato?». Tanti altri invece non riescono a «comprendere come mai, nonostante le forze dell’ordine frequentavano spesso quella casa, insieme ai servizi sociali, nessuno mai si sia accorto di quanto accadeva in un ripostiglio e di come era diventata Marzia». A lasciare un messaggio anche la sorella Denise e la mamma Laura. «Non siamo cresciute insieme – scrive la sorella – quando avevo 16 anni mi ero trasferita in una comunità di fronte alla tua e ho fatto di tutto per incontrarti, sgattaiolavo, attraversavo la strada ed ero da te. Volevo starti vicino, recuperare tutto il tempo perso. Il giorno che sei andata via abbiamo passato la mattinata insieme ai tuoi nipoti che adoravi. Io non immaginavo tutto questo, quando sei ritornata a Pontecagnano ho pensato che ormai quella consideravi casa tua e ti eri affezionata a quella famiglia. Sapevi donare l’anima alle persone, anche a chi non ha saputo apprezzarla. Spero che la pagheranno cara tutti quanti».

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