SALERNO – L’impianto accusatorio della Procura di Salerno sul crac del pastificio Amato è stato accolto dal gup del tribunale, Franco Attilio Orio, che questa sera ha rinviato a giudizio 28 indagati, tra cui figurano il presidente del Consiglio Nazionale dei dottori commercialisti Claudio Siciliotti e Roberto D’Imperio, già consigliere nazionale dei dottori commercialisti e l’ex deputato DC Paolo Del Mese. Accuse che, ovviamente, ora dovranno passare al vaglio dei dibattimento.

L’inchiesta della Guardia di Finanza portò nel giugno scorso all’arresto di cinque personaggi del mondo salernitano della politica e dell’imprenditoria, tutti implicati nel crac dello storico pastificio salernitano. Un fallimento da 100 milioni di euro. Secondo quanto emerso dalle indagini nel corso degli anni sarebbero stati sottratti, in assenza di valide ragioni economiche, ingenti disponibilità economiche dal patrimonio della fallita Antonio Amato, per un valore di circa 10 milioni di euro, ma l’attività avrebbe riguardato anche altri 47 milioni di euro distratti, secondo l’accusa, dal patrimonio della fallita società. Le casse del Pastificio Amato sarebbero state oggetto di uno di svuotamento a favore di persone che non avevano alcun titolo a ricevere denaro. Nel corso delle indagini è emerso il coinvolgimento di Claudio Siciliotti e Roberto D’Imperio, i cui studi professionali furono perquisiti nel novembre dello scorso anno, in relazione alle vicende della societa” ‘Amato RE’ che avrebbe dovuto edificare sul suolo dell’ex Pastificio Amato a Salerno delle lussuose unità immobiliari, nonostante ci fosse la “consapevolezza della situazione di dissesto in cui versava la società”. L’operazione immobiliare – sostiene la Procura – sarebbe stata effettuata al fine di conseguire vantaggi con violazioni fiscali, di riportare in attivo la Antonio Amato Spa che però aveva un passivo di circa 12 milioni di euro per effetto dell’incasso del prezzo della vendita pari a 20 milioni di euro. Inoltre, si sarebbero così salvaguardati gli immobili della società da eventuali fallimenti e crisi, nonché fornite a banche per finanziamenti da erogare alla società alimentare una garanzia proveniente dalla società immobiliare. Tra i rinviati a giudizio, inoltre, vi sono Antonio Anastasio, consigliere provinciale, già capogruppo alla provincia di Salerno del ‘PdL-Principe Arechi’ che assieme all’avvocato salernitano Simone Labonia, già presidente della società comunale di cartolarizzazione Salerno Patrimonio, si è visto respingere la richiesta di patteggiamento. Richiesta che é stata, invece, accolta per Giuseppe Amato junior, condannato ad una pena di 3 anni e 6 mesi, per il fratello Antonio, condannato a 1 anno ed 11 mesi, per lo zio Antonio condannato a 3 anni, e Mario Del Mese, nipote di Paolo, condannato ad una pena di 2 anni e 10 mesi. Rito abbreviato per Carmine Acconcia.

 

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