Margherita Santarsiero e la figlia Anna Lovito ­ le donne delle pulizie nella chiesa della Santissima Trinità di Potenza all’epoca del ritrovamento del cadavere di Elisa Claps, il 17 marzo 2010 ­ sono state condannate a otto mesi di reclusione (pena sospesa) dal giudice Marina Rizzo perché ritenute responsabili di false dichiarazioni al pubblico ministero.

Le due donne ­ per le quali il pm, Laura Triassi, aveva chiesto la condanna a sei mesi di reclusione ­ avrebbero visto il cadavere della ragazza prima del suo ritrovamento “ufficiale”. Santarsiero e Lovito sono state condannate anche ad un risarcimento e al pagamento delle spese processuali. Il pm aveva chiesto, inoltre, la trasmissione alla Procura degli atti relativi ai testimoni ascoltati nel processo che il giudice avesse dichiarato inattendibili: dalla lettura della sentenza non sono emersi elementi in tal senso. Alla fine dell’udienza, Gildo Claps ­ fratello di Elisa, scomparsa e subito assassinata il 12 settembre 1993 proprio nel sottotetto della Trinità da Danilo Restivo, condannato a trent’anni di reclusione per l’omicidio della studentessa potentina e in carcere in Gran Bretagna per un altro delitto ­ ha annunciato di voler presentare la richiesta di trasmissione degli atti sui testimoni alla Procura della Repubblica perché “chi ha assistito al dibattimento capisce che si sono consumate decine di false testimonianze: sono sorpreso e amareggiato anche perché le due donne delle pulizie sono solo l’ultimo anello di un muro di omertà che avremmo dovuto rompere con questo processo, e tante sono le responsabilità ­ ha concluso ­ della curia potentina”. L’avvocato di Santarsiero e Lovito, Maria Bamondo, ha definito la sentenza “pilatesca e la partita si giocherà più avanti: noi ricorreremo in appello ma la mancata trasmissione degli atti significa che hanno fatto delle mie assistite un vero capro espiatorio”.

 

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