ANGRI – Nelle prime ore della mattinata di oggi 24 Novembre 2012, i carabinieri del Nucleo Investigativo del Reparto Operativo di Salerno, a conclusione di indagini coordinate dalla Procura Della Repubblica presso il Tribunale di Salerno diretta dal Procuratore Dottor Franco Roberti hanno dato esecuzione a un provvedimento di Fermo di indiziato di delitto emesso dal Sostituto Procuratore della Repubblica presso la Direzione Distrettuale Antimafia Dott. Vincenzo Montemurro sulla base delle importanti risultanze investigative prodotte dai militari nei confronti di due persone responsabili in concorso di usura ed estorsione continuate, aggravate dall’ipotesi prevista dall’articolo 7 della Legge 203/1991 prevista per chi commette reati al fine di agevolare o favorire le attività criminali poste in essere dalle associazioni a delinquere di stampo mafioso-camorristico.
Le indagini sono state avviate dopo che militari dipendenti, profondi conoscitori della realtà dell’Agro Nocerino Sarnese, avevano captato numerosi ed inquietanti segnali circa la presenza del fenomeno, autentica piaga dei nostri giorni, nella zona, con particolare riferimento ai grossi e popolosi comuni di Angri, Pagani e Sant’Egidio del Monte Albino, come aggressioni in danno in particolare di commercianti e piccoli imprenditori che, alle domande degli inquirenti fornivano costantemente risposte evasive e fuorvianti, attività commerciali costrette a chiudere o cedute a terzi ed indebitamento sempre maggiore di famiglie che, non molto tempo addietro, godevano di un relativo benessere.
Da tempo i carabinieri hanno cominciato a monitorare il fenomeno ed hanno individuato in Alfonso Iaccarino, detto “o’teresone”, sessantunenne pluripregiudicato per reati specifici di Angri, ed nel nipote Francesco Testa, ventisettenne incensurato gli usurai che, con implacabile precisione e spietatezza, alle scadenze stabilite, avvicinavano le vittime minacciandole o aggredendole, costringendole così a corrispondere loro le somme dovute, solitamente corrispondenti alla quota interesse sul capitale prestato. La pressione psicologica era infernale, infatti , coloro che non riuscivano a far fronte alla “rata” si vedevano raddoppiare la quota interesse su quella successiva e, quasi sempre, subivano le peggiori minacce rivolte sia per la loro incolumità che per quella dei familiari. D’altra parte lo spessore criminale dello IACCARINO rendeva pienamente credibile il tutto. Il pregiudicato infatti gestiva il giro di usura già quando era elemento di spicco del disciolto clan “Nocera Tommaso”,più noto come “Tempesta”, attivo nella zona, poi avvicinatosi ai subentrati “Principale” attivi sino allaloro disarticolazione ad opera delle Forze dell’Ordine e dell’Autorità Giudiziaria nonché alla sopraggiunta collaborazione del capo clan Matteo Principale.
Il meccanismo era semplice ma implacabile. A fronte del capitale prestato, la vittima doveva corrispondere interessi in ragione del 120% annuo in rate mensili e, ad ogni ritardo, la rata successiva raddoppiava. Le vittime, come spesso avviene per simili ipotesi di reato, completamente assogettate al giogo del loro aguzzino, terrorizzate dalla sola visione del suo numero di telefono che le chiama per “l’appuntamento”, ritenendolo comunque l’unica ancora di salvezza per la loro disperata situazione e certamente per timore delle conseguenze delle gravi minacce costantemente ricevute, assumono un atteggiamento omertoso, quasi a protezione del loro carnefice, ragion per la quale le investigazioni diventano particolarmente complesse stante la necessità di dover vincere la reticenza dei malcapitati.
Quanto alle vittime, due piccoli imprenditori, le storie sono speculari. Il primo, venutosi a trovare in difficoltà economiche a causa della scelleratezza di un socio, per far fronte ai debiti contratti è stato costretto a chiedere denaro in prestito ed, a fronte di circa ventimila euro ottenuti, in pochi anni ha dovuto corrispondere sessantasettemila euro in interessi mentre l’altro, a fronte di circa sessantamila euro chiesti alcuni anni fa, ha corrisposto agli aguzzini oltre duecentocinquantamila euro. Per far fronte alle richieste sempre più pressanti dei delinquenti, le vittime sono state costrette a chiedere soldi ovunque, costringendo persino i familiari ed i congiunti a contrarre a loro volta prestiti con cessione del quinto sullo stipendio per coprire le rate o a vendere oro e gioielli per ricavare denaro. Addirittura, spinto dalla disperazione, uno di loro è arrivato a commettere una rapina in danno di un altro commerciante venendo arrestato subito dopo dai Carabinieri del Reparto Operativo.
Nel corso del blitz, scattato nelle prime ore della mattinata, i militari hanno rinvenuto e sequestrato ingenti somme di denaro provento dell’attività usuraria e destinate con ogni probabilità a finanziarla. Le indagini sono tuttora in corso sia per individuare altre vittime che per vagliare la posizione di ulteriori responsabili dei reati in parola.
Per lo IACCARINO e il TESTA sono scattate le manette e sono stati tradotti presso la casa circondariale di Salerno Fuorni a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.