In questi giorni è veramente triste vedere come si sta consumando la lenta agonia del Museo Campano, un gioiello della cultura occidentale, definito dal grande archeologo Maiuri “Il Monumento più insigne della civiltà italica in Campania”. Fa impressione vedere già chiuso il portale principale, per cui non è possibile l’accesso diretto al cortile dove spicca l’epigrafe di T. Mommsen, con la statua del Dio Volturno e tante altre testimonianze archeologiche dell’antichità. Da tempo i visitatori e gli studiosi non possono più usufruire della prestigiosa biblioteca storica e della ricca emeroteca. Il personale ormai è ridotto a poche unità, spesso non vengono garantiti nemmeno i fondamentali servizi di manutenzione. E ciò avviene in una città dalla storia millenaria che ora è rimasta senza una biblioteca pubblica, senza luoghi di socialità culturale (dopo la chiusura di Ex Libris): in preda ad una vera e forma di desertificazione della conoscenza.
Nonostante la mobilitazione e le iniziative che da oltre un anno stanno portando avanti le associazioni ed i cittadini più consapevoli (a partire dalla raccolta di migliaia di firme promosso con una appello dai volontari del TCI fino al progetto “Adotta una madre”), che cercano di mantenere viva l’attenzione dell’opinione pubblica su questo scempio.
Già abbiamo assistito ad una prima vittima sacrificale con lo smantellamento del Polo Culturale di Villa Vitrone, che prima ospitava il Museo dello Sport, quello dedicato ad A. Olivetti e la biblioteca storica di Terra di Lavoro. Ed ora viene ridotto a condominio per uso privato.
In questo modo stanno scomparendo alcuni pezzi pregiati del nostro patrimonio culturale, della nostra identità e memoria storica. E ciò avviene nonostante la definizione da parte della Regione Campania del Polo Museale di Terra di Lavoro. A seguito di una riforma sgangherata delle vecchie province – in nome della cosiddetta spending revue – si stanno smantellando interi settori del nostro stato sociale.
Ma non meno pesanti sono le responsabilità delle classi politiche e dei governanti, a partire dal Sindaco e dal Consiglio Comunale di Capua, che continua ad assistere impotente a questo scippo, senza nemmeno riuscire a convocare una seduta straordinaria – come richiesto da più parti, in primo luogo con un dettagliato documento delle associazioni giovanili e socio-culturali. Ancora più deprimente e disarmante è lo spettacolo di inettitudine offerto dall’Ente Provincia, che ancora rimane titolare della gestione del monumento. Infine, la Regione Campania ed il Mibact continuano a rimballarsi le responsabilità, invece di impegnarsi e contribuire a definire una adeguata soluzione tecnica ed istituzionale di governance.
Di fonte a questa assurda situazione, come rete di associazioni abbiamo deciso di rilanciare l’iniziativa per il futuro del Museo Campano, a partire da una grande mostra di mailing art ed esposizione delle centinaia di opere che ci sono giunte da tutto il mondo, in omaggio alle Madri (organizzata da Capuanova). Inoltre, a breve prepareremo un evento nella Biblioteca Diocesana di Caserta per coinvolgere l’intera Provincia, a partire dall’Università L. Vanvitelli fino al nuovo Presidente di Confindustria, e tante altre personalità del mondo del sapere e del lavoro. Ma non basta.
Nei prossimi giorni lanceremo la proposta di costruire una rete con una APS certificata: “Forum delle Madri. Amici del Museo Campano”, così come avviene a livello europeo per i grandi attrattori turistici, a partire dalla Reggia Vanvitelliana. Infine, in collaborazione con Agenda 21, Capuanova e TCI sottoporremo ai vari enti ed istituzioni un progetto di valorizzazione e sostenibilità del Museo all’interno di itinerari turistici e del polo museale dell’Appia Antica, in stretta connessione con il grande attrattore reggia Vanvitelliana e gli altri siti reali (patrimonio dell’umanità).
Pasquale Iorio
Le Piazza del Sapere