“Perchè le guardie inciampano sempre.. e sparano!? Il problema di certe guardie è forse di avere le scarpe troppo lontane dal cuore, figuriamoci dal cervello” Così, Ascanio Celestini, anticipa in un video i contenuti di un testo che leggerà a Castel Sant’Elmo durante “il nostro domani”, evento che si terrà il 10 e l’11 giugno nell’ambito del Napoli Teatro Festival.
La vicenda a cui si riferisce è quella che ha visto la morte, per mano di un carabiniere, di un sedicenne del Rione Traiano di Napoli, lo scorso settembre.
Davide Bifolco, nella notte del 5 settembre 2014, dopo essere stato inseguito e speronato da un’auto dei carabinieri, trova la morte per mano di Giovanni Macchiarolo, il carabiniere ora incriminato per omicidio colposo, con un colpo di pistola al torace.
Si è tenuta lo scorso 3 giugno, presso il Tribunale di Napoli, l’udienza preliminare durante la quale il carabiniere imputato ha chiesto di essere processato con rito abbreviato. La prossima e, forse, ultima udienza, si terrà il 23 luglio.
Insoddisfazione è stata espressa dai familiari di Davide nell’aver appreso che, anche in caso di condanna, non solo si tratterebbe di una pena ridotta grazie al rito abbreviato, ma non è neanche detto che la pena venga effettivamente scontata. Infatti, nel caso in cui la condanna non superi i due anni di reclusione, entrerebbe in gioco la sospensione condizionale della pena.
Insomma, dopo quasi un anno di stravaganti e pericolose analisi sull’opportunità di girare in tre su un motorino alle 2 di notte a 16 anni, c’è il rischio che, anche questa volta, le forze dell’ordine la facciano franca e, al di la delle valutazioni sull’utilità del carcere come strumento repressivo una cosa va detta: se quella notte a sparare fosse stato Davide e a morire fosse stato il carabiniere, ci saremmo comunque ritrovati a piangere Davide morto, o sotterrato a vita, in chissà quale cella di chissà quale carcere italiano.
Luca Leva
Giulia Ambrosio