Il gip di Milano Maria Alfonsa Ferraro ha convalidato il fermo e disposto la custodia cautelare in carcere per Gianluca Baldassarri l’ex capo dell’area finanza di Mps fermato tre giorni fa. Il giudice ha inoltre disposto la trasmissione degli atti a Siena per competenza.
Baldassarri è accusato di associazione per delinquere e truffa. In un altro filone d’inchiesta è indicato dagli inquirenti come il capo della banda del 5%, per la percentuale che avrebbe trattenuto sulle transazioni. Il fermo è scattato per il rischio di inquinamento probatorio e, soprattutto, perché i magistrati ritengono che il manager stesse cercando di fuggire all’estero: aveva da poco chiesto di smobilizzare un milione di titoli.
Alla luce del provvedimento di convalida, il gip deve aver ritenuto ancora fondato il timore dei magistrati e, quindi, non credibili le spiegazioni di Baldassarri. L’ex dirigente Mps durante l’interrogatorio di ieri ha detto di essersi messo a disposizione della magistratura e di non avere alcuna intenzione di lasciare l’Italia: voleva, sì, andare a Londra, ma solo dopo essere stato interrogato e aver chiarito la sua posizione. Il milione di euro smobilitato gli sarebbe servito perché molti dei suoi beni sono stati sequestrati: tra questi anche la casa a Miami, città che, insieme a Londra, appunto, è indicata dagli investigatori come possibile destinazione della fuga.
«Sorpreso» della decisione del gip si è detto il legale di Baldassarri, l’avvocato Filippo Dinacci, secondo cui «si è pacificamente dimostrato anche per via documentale l’insussistenza del pericolo di fuga nonché del pericolo di inquinamento probatorio. Baldassarri era rientrato dall’estero ed era in attesa della convocazione dei magistrati». I pm senesi contestano al manager anche l’ostacolo alla vigilanza in concorso con Giuseppe Mussari e Antonio Vigni, ex presidente ed ex dg del Monte.
I tre avrebbero nascosto a Bankitalia il contratto firmato con la banca giapponese Nomura per la ristrutturazione dell’operazione Alexandria, il derivato “capestro” trovato nella cassaforte di Vigni dai nuovi manager di Mps. Una delle due firme senesi in calce a quel contratto è proprio di Baldassarri, l’altra è di Vigni. Davanti al gip, ieri Baldassarri ha cercato di difendersi: quel contratto non era nascosto, ma solo «custodito in cassaforte», anche perché si trattava di una mera dichiarazione di intenti. E poi, nessun atto è stato celato a Bankitalia: «Gli organi ispettivi venivano puntualmente informati».
Adesso, gli atti milanesi relativi al fermo e alla convalida saranno trasmessi per competenza da Milano a Siena. Baldassarri, ora nel carcere milanese di San Vittore, sarà trasferito in un istituto toscano. Il gip di Siena avrà 20 giorni di tempo per rinnovare l’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa oggi dal giudice di Milano. Per quel che riguarda i prossimi passi dell’inchiesta senese, i magistrati Antonino Nastasi, Aldo Natalini e Giuseppe Grosso da giorni hanno deciso che – salvo sviluppi dell’ultimo minuto – la prossima settimana sarà di studio.
È il momento di tirare le fila del lavoro fatto finora, per capire, alla luce degli interrogatori e dei sequestri, dove possano portare i vari filoni dell’indagine. In programma ci sarebbero solo incontri secondari con qualche testimone, magari in trasferta in altre città italiane. Al momento, però, non è ancora in programma il viaggio in Spagna per sentire l’ex presidente del Santader Emilio Botin, l’uomo che in poco più di due mesi, nel 2007, prima acquistò Antonveneta per 6,6 miliardi di euro e poi la cedette al Monte per 9,3 mld. Non è escluso, invece, che possa essere sentito una terza volta Valentino Fanti, ex responsabile della segreteria di Mussari e dell’ex dg Antonio Vigni, ora segretario del Cda del Monte.