‘Nuova Panda, siamo quello che facciamo”: e’ il telone che campeggia davanti ad uno degli edifici dello stabilimento campano della Fiat. Una pubblicita’ che accogliera’ da martedi’ prossimo i giornalisti italiani ed europei a Pomigliano D’Arco per la presentazione e la prova su strada della nuova utilitaria, per la quale arriveranno, mercoledi’ 14 dicembre, anche l’ad del Lingotto, Sergio Marchionne, e il presidente John Elkann, che per la prima volta, unico tra gli Agnelli, varchera’ i cancelli del Vico.

Data la portata dell’evento (si punterebbe a vendere 230mila vetture entro la fine del 2012), Elkann ha deciso di presentare di persona la Panda, l’auto che ha decretato la rottura tra i sindacati, diviso i lavoratori, e dato il via all’uscita di Fiat da Confindustria. Per la sua realizzazione il Lingotto ha creato una newco (Fabbrica Italia Pomigliano) e stabilito un contratto di primo livello (che dovrebbe essere allargato a tutti gli stabilimenti del gruppo Fiat), dopo la rottura tra i sindacati al tavolo delle trattative: la Fiom, infatti, diversamente da Fim, Uilm, Fismic e Ugl, non ha voluto firmare l’accordo, definito ”capestro per i lavoratori”, che ha portato a Pomigliano 700 milioni di euro di investimenti. Per l’attuazione dello stesso si e’ ricorsi ad un referendum tra i lavoratori, svoltosi il 22 giugno dello scorso anno, che ha visto la vittoria del si’ con un 62 per cento di preferenze. L’utilitaria prodotta a Pomigliano, pero’, sara’ anche il ‘motore’ della speranza per 4.367 lavoratori (diminuiti in questi due anni per la mobilita’ di 500 persone), che dopo tre anni di cassa integrazione, e il rischio di chiusura dello stabilimento, possono finalmente tirare un respiro di sollievo. La sua presentazione potrebbe arrivare pochi giorni dopo la firma del nuovo contratto sull’auto, attesa per domani a Torino e nato proprio idealmente a Pomigliano, la sede dove si e’ consumata la storica rottura con la Fiom. Restano da risolvere i nodi sull’assenteismo e la competitivita’, ma pare proprio che domani sia la data della firma definitiva, rimandata ormai da tempo. L’accordo riguarda 86 mila dipendenti in una sessantina di siti italiani e per molti lavoratori – in particolar modo alla Sata di Melfi e alla Fma di Avellino, ma anche per quelli della Teksid – si profila un incremento nelle retribuzioni di una certa consistenza. E la Fiat e’ un tema dal quale non vuole rimanere fuori il ministro del Lavoro, la torinese Elsa Fornero: ”il nostro sforzo – ha spiegato a ‘In 1/2 Ora’ di Lucia Annunziata – e’ che la Fiat resti italiana, non in virtu’ di qualche aiuto che potra’ avere, anche se con l’Unione Europea non potra’, ma che resti italiana perche’ in grado di vincere la concorrenza sui mercati internazionali e resti competitiva”. Sul tema ”avremo confronti e, stando alle dichiarazioni che vengono dalla Fiat, penso sia anche il loro parere”. Interrogata sulla possibilita’ che il confronto si trasformi in scontro, Fornero ha risposto che ”si possono fare molte domande alla Fiat, chiedendo risposte, senza che questo voglia dire scontro. Fra persone oneste ci possono essere divergenze di opinioni senza che queste siano scontri”.

 

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