Vengono pian piano al pettine i nodi giudiziari che imbrigliano la ministra del Turismo Daniela Santanchè e fanno traballare il suo posto nel governo. È attesa attorno alla metà di maggio, e comunque entro la fine del mese, la seconda richiesta di rinvio a giudizio della Procura di Milano nei confronti di Daniela Santanchè. La ministra del Turismo di Fratelli d’Italia, che venerdì ha assunto la qualifica di imputata nel fascicolo sulla presunta truffa all’Inps, un fatto di cui, secondo gli inquirenti, l’allora senatrice era a conoscenza come hanno confermato i dipendenti negli interrogatori. Una vicenda nata da un’inchiesta di Report che lo scorso luglio aveva costretto la Santanchè a un’informativa in Senato in cui aveva detto di non essersi mai appropriata di nulla che non le appartenesse, definendo quella della trasmissione d’inchiesta una vera e propria campagna d’odio. La ministra è anche indagata, insieme ad altre 15 persone, nel fascicolo per il presunto falso nei bilanci delle società del gruppo editoriale Visibilia, in qualità di ex amministratrice. I pm Marina Gravina e Luigi Luzi con Laura Pedio, hanno spiegato alle difese di non aver intenzione di concedere ulteriori termini rispetto a quelli ‘canonici’ dei 20 giorni decorsi dalla notifica della chiusura delle indagini. I termini dei 20 giorni per alcuni indagati sono già scaduti e per altri in scadenza. Inoltre la Procura ha fatto sapere ai legali che, per chi lo avesse chiesto, il proposito sarebbe stato di fissare l’interrogatorio previsto dalla norma ad horas, ossia nell’immediatezza. Ma da quel che risulta, nessuno ha fatto domanda di essere sentito. Dunque, gli inquirenti milanesi, salvo imprevisti, dopo quella trasmessa ieri al gup Tiziana Gueli sulla vicenda della truffa aggravata per le presunte irregolarità dell’utilizzo della cassa integrazione a zero ore nel periodo dell’emergenza Covid, a breve avanzeranno un’altra istanza di processo per la senatrice di Fratelli d’Italia e i suoi presunti complici. L’opposizione, con la sua leader Elly Schlein, chiede le dimissioni di Santanchè, il caso crea imbarazzo nel governo ma la linea rossa resta il rinvio a giudizio. Il vicepremier Antonio Tajani getta acqua sul fuoco. ”Le opposizioni le chiedono ogni due minuti le dimissioni. C’è una richiesta e quando ci sarà la decisione ne parleremo. Non crea nessun imbarazzo al governo, è una questione di sensibilità personale, spetterà alla ministra Santanchè decidere”. E aggiunge: “Io sono un garantista, lo sono con tutti e lo sono stato anche quando c’è stata la vicenda Decaro”. Anche il capogruppo della Lega alla Camera, Riccardo Molinari, si richiama al garantismo: “Non cambia nulla sono garantista, sempre”. Idem Roberto Vannacci, neo candidato con la Lega alle europee, che commenta con l’Adnkronos: “Io sono sempre stato garantista, dico che sono questioni personali, per cui non voglio entrare nel merito della cosa”. Ma dal Pd la linea resta la stessa. Ne va del “rispetto delle istituzioni”, rimarca Elly Schlein. Per la segretaria del Pd “Fratelli d’Italia è quel partito che esprime una ministra con una richiesta di rinvio a giudizio per truffa all’Inps sui fondi Covid, e contemporaneamente candida un no-vax appena sotto Giorgia Meloni. Ci aspettiamo che la Presidente del Consiglio abbia un minimo di rispetto per le istituzioni e chieda le dimissioni di Daniela Santanché”.

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