Una stretta che non vuole scoraggiare l’utilizzo del superbonus, ma solo tamponare le frodi sul fronte della cessione dei crediti d’imposta. Dal punto di vista del governo è questa la logica dell’ultima modifica legislativa in materia, quella inserita nel decreto (in arrivo) su ristori e caro bollette. La norma vieta la cessione a catena dei crediti d’imposta generati dai lavori ammissibili alla detrazione del 110 %, stabilendo che possano essere scontati una sola volta, con la possibilità per l’impresa di applicare la formula dello sconto in fattura. Di fatto, come hanno notato vari parlamentari del M5S che si oppongono alla novità, questo vuol dire riservare sostanzialmente alle banche l’utilizzo del credito. In questi mesi proprio la sequenza di operazioni a ripetizione (che implicitamente porta alla creazione di una sorta di “moneta fiscale”) aveva predisposto l’ambiente ideale per le truffe rilevate e denunciate dall’Agenzia delle Entrate. E in precedenza anche l’Uif, l’unità di informazione finanziaria presso la Banca d’Italia, si era espressa spiegando che la creazione di crediti fittizi apre varchi per operazioni di riciclaggio. L’intenzione di limitare la gestione dei crediti agli intermediari finanziari è confermata da un’altra scelta dell’esecutivo, maturata nelle ultime settimane. È stato rimesso nel cassetto un provvedimento già pronto, che avrebbe tolto ogni limite alla presenza di operatori non bancari nel mercato dei crediti 110%. Si trattava di un’interpretazione autentica che avrebbe dovuto chiarire – rispetto alla norma in vigore che è del 2015 – come anche questa attività, al pari di quella di cessione dei crediti Iva, non sia riservata agli intermediari finanziari. Soggetti di questo tipo sono in realtà già presenti, ma il chiarimento legislativo rimuovendo ogni dubbio avrebbe allargato ancora la platea. Ora che il clima è decisamente cambiato non se ne farà più nulla. Intanto l’Agenzia delle Entrate proseguirà le proprie verifiche anche alla luce delle nuove regole, mentre per molte vicende già individuate la palla è passata alle Procure dei vari centri interessati. Al di là delle rimostranze politiche del Movimento Cinque Stelle e di quelle degli operatori che lamentano i troppi cambi normativi in corsa, resta da capire se quest’ultimo ritocco avrà effetti sul ricorso al superbonus. Secondo Marco Marcatili, economista e responsabile del “110% Monitor” di Nomisma «la domanda resta superiore all’offerta e dopo un rallentamento all’inizio dell’estate scorsa gli interventi sono in costante crescita». D’altra parte dal punto di vista delle famiglie che scelgono di accedere a questa agevolazione è rilevante la convenienza, non certo il successivo mercato della cessione dei crediti. «Sarà importante capire esattamente la portata della nuova norma, se permette lo sconto in fattura da parte delle imprese e poi una ulteriore cessione del credito da parte di queste alle banche» spiega ancora Marcatili. L’impegno degli istituti di credito è stato confermato del vicedirettore generale dell’Abi Gianfranco Torriero. «Le banche devono operare sempre a tutela della legalità, ne sono la prova le decine di migliaia di segnalazioni annue di operazioni sospette – spiega Torriero – . quindi anche nelle operazioni di anticipazione del superbonus debbono operare per rispettare la normativa, utilizzare la piattaforma dell’agenzia delle entrate e per attivare procedure calibrate sulla base della documentazione».