Arriva il secondo taglio dei tassi con cui la Bce disfa la stretta monetaria iniziata durante la crisi energetica del 2022-2023. Ma se il tasso sui depositi – da anni quello di riferimento per il costo del denaro – scenderà probabilmente di 25 punti base, con la riunione di giovedì entra in vigore il nuovo regime con cui la Bce orienta la politica monetaria. Con il risultato che il tasso sui rifinanziamenti alle banche scenderà probabilmente di 60 punti base: 25 dei quali di riduzione del costo del denaro, e 35 a causa di un aggiustamento tecnico previsto del nuovo ‘quadro operativo’ annunciato dalla Bce a marzo. Passata l’estate per valutare il quadro macroeconomico, per la Banca centrale europea i dati sembrano convergere verso un raffreddamento sostenibile – la condizione posta dalla presidente Christine Lagarde per poter tagliare – dell’inflazione vicino al target del 2%. Guardando alle economie più deboli, come quella tedesca, il rischio è che mantenere i tassi agli attuali livelli possa innescare una recessione. Persino tornare a un’inflazione cronicamente sotto il 2%. Rispetto al quadro prudente tracciato dal capo economista Bce Philip Lane a Jackson Hole il mese scorso, nel frattempo l’inflazione è rallentata al 2,2%, ai minimi di tre anni. Persino il ‘falco’ tedesco Joachim Nagel ha aperto a un taglio dei tassi a settembre. Il membro del comitato esecutivo Piero Cipollone avverte che mantenere troppo a lungo l’attuale politica restrittiva rischia di avere pesanti ricadute sulla crescita. Dopo il taglio da 25 punti base deciso a giugno, dunque, la Bce taglierebbe dello stesso ammontare giovedì, poi ancora a dicembre e con cadenza trimestrale nel corso del 2025. Salvo sorprese in negativo dell’inflazione, che potrebbero aprire alla possibilità di tagli più frequenti: su questo le parole di Lagarde potrebbero fornire indizi giovedì. Notizie che hanno sostenuto le Borse, anche se oggi i guadagni sono temperati (e per Milano e Parigi annullati: -0,12% e -0,14%) dall’inflazione di fondo negli Usa ancora al 3,2%, che mette a rischio l’atteso un taglio dei tassi da mezzo punto da parte della Fed al meeting del 17-18 settembre. La lettura dei tassi Bce, giovedì, sarà complicata dall’arrivo del nuovo ‘operational framework’. Dopo oltre un decennio di liquidità fornita alle banche acquistando massicciamente bond con il ‘quantitative easing’, con una liquidità passata da zero agli attuali oltre 3.000 miliardi di euro, la Bce a marzo 2023 ha iniziato a dismettere quei titoli. Ora punta a tornare a un sistema in cui l’approvvigionamento bancario avviene principalmente sul mercato monetario. Per evitare che questo ritorno alla normalità provochi scossoni sui tassi di mercato, a marzo (ma con entrata in vigore a settembre) il consiglio direttivo ha deciso di restringere il ‘corridoio’ con cui guida il costo del denaro: il differenziale fra il tasso sui rifinanziamenti principali (quello che fa da ‘tetto’ ai tassi interbancari, oggi al 4,25%) e il tasso con cui la Bce remunera i depositi overnight delle banche (quello che fa da ‘pavimento’, di fatto il tasso di riferimento, oggi al 3,75%), dall’attuale mezzo punto viene ridotto a 0,15 punti percentuali. Con la conseguenza che se giovedì la Bce, come atteso, taglierà i tassi di 0,25, il tasso sui depositi scenderà di un quarto di punto al 3,5%, ma quello sui rifinanziamenti principali di ben 0,6 punti, passando improvvisamente dal 4,25% al 3,65%. Un maxi-taglio solo apparente: ciò che conta per il costo del denaro è il tasso sui depositi, che dovrebbe scendere di un quarto di punto.

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