di Mario De Michele
Pd campano in stato confusionale. Anzi, impazzito. Alle accuse lanciate in occasione del suo rientro in consiglio regionale da Enrico Fabozzi (“Russo ha detto il falso, non sono stato cacciato dal Pd, mi sono autosospeso quando non ero neanche indagato e oltre un anno prima del mio arresto”), l’ex capogruppo dei Democratici ha replicato a stretto giro di posta attraverso una nota: “Se abbiamo dichiarato il falso ci quereli”.
E poi ha aggiunto: “Fabozzi ha avuto garbo e correttezza nel non coinvolgere il partito né il gruppo nella sua vicenda”. Insomma, Russo, nella stessa nota, dice tutto e il contrario di tutto. E ammette, forse non rendendosene neanche conto, che le critiche di Fabozzi sono più che fondate.
Come se non bastasse, a coprire di ridicolo il Pd campano e casertano, ci hanno pensato anche il segretario regionale Enzo Amendola e quello provinciale Dario Abbate, i quali hanno diramato un comunicato congiunto in cui danno ragione all’ex sindaco di Villa Literno, forse anche loro senza rendersene conto. “Pochi mesi dopo l’elezione a consigliere regionale nelle liste del Partito Democratico nel collegio di Caserta, Fabozzi, alla comparsa di notizie relative ad indagini sul suo conto ci comunicò la decisione di autosospendersi dal partito, scelta che abbiamo condiviso e su cui, anche a seguito di sollecitazioni e inviti a riconsiderarla, non abbiamo mai inteso cambiare decisione. Non a caso fu conseguente la fuoriuscita di Fabozzi anche dal gruppo in Consiglio regionale”.
Ma sulla scia di Russo, anche Amendola e Abbate nella stessa nota dicono tutto e il contrario di tutto. Infatti hanno la faccia tosta di aggiungere: “Ci dispiace oggi fare queste precisazioni, ma le dichiarazioni del consigliere Fabozzi richiedono chiarezza da parte nostra non solo sulla vicenda, ma sulla linea che abbiamo inteso e intendiamo far valere quando si tratta di procedimenti e accuse relativi alla criminalità organizzata. Quando ci sono procedimenti e rinvii a giudizio su tali fattispecie di reato per il Pd – come recita il codice etico – la sospensione è d’obbligo perché crediamo che il diritto alla difesa del singolo non debba gettare ombre su un partito che fa della lotta alla camorra in Campania come in Italia elemento fondante del suo dna politico”.
Amendola e Abbate dichiarano che “dopo le dichiarazioni di Fabozzi è doveroso fare chiarezza”, ma sono proprio loro due a non avere le idee chiare. Ci dovrebbero spiegare che cosa c’entra lo sproloquio sul codice etico del Pd, che c’azzecca, direbbe Di Pietro, il dna del Pd impegnato nella lotta alla camorra. Fabozzi non ha messo in discussione l’autoregolamentazione interna del suo ex partito.
Anzi, proprio per non esporre il Pd a strumentalizzazioni politiche si autosospese senza aver ricevuto nemmeno un avviso di garanzia. Bastò un articolo di giornale a indurlo a fare un passo indietro. L’ex sindaco di Villa Literno ha criticato i vertici regionali del Pd per le bugie dette a mezzo stampa sul provvedimento (mai adottato) di sospensione dal partito. Ha semplicemente detto: “Sono io che me ne sono andato, non è il Pd che mi ha cacciato”.
Chiaro, no? E soprattutto vero, come confermano autosconfessandosi Russo, Amendola e Abbate. Cose da pazzi.
NOTA: basta fare una ricerca sul web o consultare i giornali di allora per comprendere subito chi mente e chi dice la verità.
Ecco i comunicati ufficiali pubblicati dagli organi di informazione
13 luglio 2010 – Fabozzi inviò (nello stesso giorno in cui apparse la notizia di un’indagine a suo carico) una lettera al segretario regionale Amendola e al capogruppo regionale Pd Russo.
Questi i punti salienti: “Sono assolutamente estraneo ai fatti cui si fa riferimento. La commissione d’accesso prima, il TAR e il Consiglio di Stato hanno verificato la trasparenza e la legittimita’ della mia azione di governo. Mi autosospendo per non dare alibi, per consentire al mio partito di continuare con forza la sua battaglia per liberare la Campania dai poteri criminali, per potermi meglio difendere da insinuazioni che mi addolorano profondamente. Sono sereno e ho fiducia che rapidamente verra’ accertata la verita’”.
15 luglio 2010 – Ciro Cacciola, allora commissario provinciale del Pd Caserta, diramò il seguente comunicato:
“Ho parlato con Fabozzi il quale mi ha comunicato la sua auto sospensione dal partito e dal gruppo regionale del Pd, cio’ al fine di evitare strumentalizzazioni in merito a una vicenda che va chiarita in tutti i suoi aspetti. D’ intesa con il segretario regionale del Pd, Enzo Amendola (udite, udite, anzi leggete, leggete, ndr), abbiamo condiviso la decisione di Fabozzi, che con senso di responsabilità ha compiuto una scelta difficile. Gli esprimiamo solidarieta’ con la certezza che potra’ dimostrare la totale estraneita’ ai fatti in cui viene coinvolto da un collaboratore di giustizia. Il Pd ribadisce piena fiducia nel lavoro della magistratura alla quale chiede di procedere senza indugio e con celerita’ per chiarire e definire ogni aspetto di questa vicenda”.