di Mario De Michele
Dalla fine della Prima Repubblica (1992) e della successiva breve “stagione dei sindaci” e con il concomitante avvento (1994) dell’unto del Signore Silvio Berlusconi il parco faunistico della politica è sempre più popolato da esemplari rari spuntati soprattutto dai terreni incolti delle amministrazioni locali. Già nel ‘96 Battiato lanciava un grido d’allarme col magnifico brano “Strani giorni”. Ma nemmeno un cantautore profetico come lui poteva immaginare che quegli strani giorni oggi sarebbero stati rimpianti per il degrado sociale, culturale e politico in cui viviamo. Neppure il più pessimista del mondo avrebbe preconizzato l’irata sensazione di peggioramento, per dirla con i Csi, che ognuno di noi prova qui ed ora di fronte ad una classe dirigente locale in gran parte incompetente, sprovveduta, ignorante e spregiudicata. Lungi da noi sostenere che “si stava meglio quando si stava peggio”. Però registriamo con sommo rammarico che il motto “al peggio non c’è mai fine” trova puntualmente riscontro nella deriva interminabile in cui siamo finiti a causa dell’incapacità e dell’insipienza di politici e amministratori 4.0. Quelli così patologicamente social da vivere, come rimarcherebbero i sociologi, nella bolla cognitiva del mondo virtuale. Con le debite differenze tra i soggetti in questione (guai a generalizzare) il caso delle ordinanze ad capocchiam adottate da ben nove sindaci dell’Agro aversano per contenere più efficacemente il contagio da Covid-19 è la dimostrazione plastica di come purtroppo non di rado a capo dei Comuni ci siano individui che non sarebbero in grado nemmeno di ricoprire la carica di amministratore di condominio.
ORDINANZE DA INCUBO CONTRO IL CORONAVIRUS E DIETROFRONT TRAGICOMICI
A cosa ci riferiamo? Dalla metà dello scorso marzo i sindaci Marcello De Rosa (Casapesenna), Gabriele Piatto (Frignano), Antonio Tatone (Casaluce), Tommaso Barbato (Teverola), Anacleto Colombiano (San Marcellino), Vincenzo Guida (Cesa), Luigi Della Corte (Villa di Briano), Nicola Esposito (Lusciano) e Gino Pellegrino (Parete) hanno adottato una serie di ordinanze per limitare l’orario di apertura di supermercati e negozi di alimentari. Hanno deciso di imporre la chiusura alle ore 18.00. Il motivo? La tutela della salute pubblica. Il risultato? Hanno ottenuto l’effetto contrario. Il caso l’ha sollevato Campania Notizie. Per carità noi valiamo quello che valiamo. A stoppare l’improvvida iniziativa dei primi cittadini è stata una personalità autorevole e integerrima come il prefetto di Caserta Raffaele Ruberto. “La riduzione degli orari e dei giorni di apertura degli esercizi per la vendita di generi di prima necessità – ha affermato giustamente l’esperto timoniere della Prefettura – non essendo generalizzata sull’intero territorio nazionale, indurrebbe i cittadini a recarsi nei comuni dove gli orari di apertura non sono stati ridotti. Tale circostanza potrebbe assumere rilievo per la gestione dell’ordine pubblico e della sicurezza pubblica, oltre a comportare un anomalo sovraccarico dell’attività di vigilanza e controllo del territorio”. Cos’altro dire? Ordinanze-colabrodo sull’apertura di supermercati e negozi di alimentari consentono ai furbetti dell’uscita abusiva di andare a zonzo, senza incappare in sanzioni, in tutte le città dove gli esercizi commerciali chiudono alle 20.00. In un primo momento, forse colti da un’irrefrenabile megalomania, i sindaci De Rosa, Piatto, Tatone, Barbato, Colombiano, Guida, Della Corte, Esposito e Pellegrino hanno addirittura contestato la nota prefettizia. Una volta tornati con i piedi per terra e rimessa la testa a posto hanno ingoiato il rospo. Ad uno ad uno hanno di fatto revocato le ordinanze.
GLI INCONSAPEVOLI, I PECCATORI PENTITI E I FURBI
Per dovere di cronaca abbiamo passato al vaglio tutti i provvedimenti adottati dai primi cittadini. È stato un lungo lavoro massacrante ma siamo stati ripagati dal mucchio di risate che ci siamo fatti. Uno spasso impagabile. Presumibilmente perché inconsapevoli (Dio perdona loro perché non sanno quello che fanno) Barbato, Esposito, Della Corte e Tatone hanno revocato le rispettive ordinanze senza troppi fronzoli. Il sindaco di Casaluce dovrebbe dimostrare la medesima solerzia, essendo anche un poliziotto, imponendo la revoca delle innumerevoli determine illegittime che hanno inondato l’Ambito socio-sanitario C6 sotto la gestione decennale del fu sindaco, oggi assessore, Rany Pagano. Un mare magnamagnum nel quale nuota anche Tatone. A differenza dei colleghi, il sindaco di Casapesenna De Rosa si è tirato fuori dall’impiccio dimostrando senso di responsabilità istituzionale. Ha ammesso l’errore e si è allineato in tutto e per tutto alle disposizioni del prefetto. Resta la leggerezza della sottoscrizione del documento di sfida a Ruberto. Ma va perdonato. Ha saputo rimediare. Come sempre astuto e scaltro Enzo Guida, che aveva adottato un’ordinanza con efficacia fino al 3 aprile, non l’ha riproposta alla luce del precetto prefettizio. Quindi da oggi a Cesa si torna agli orari di apertura e chiusura precedenti all’atto restrittivo. Ad onor del vero il provvedimento del sindaco di Cesa era stato assunto su sollecitazione dei commercianti per incastrare i “furbetti della spesa”, cioè quelli che nella stessa giornata si recavano più volte a fare compere. Un comportamento sistematico quanto incivile chiaramente finalizzato alla passeggiatina fuori porta.
SCHIZOFRENIA AMMINISTRATIVA E LA STRABILIANTE NOVITÀ DELL’ORA LEGALE
Da una veloce scorsa delle “carte” Gabriele Piatto dà l’impressione di essere affetto da una forma acuta di “schizofrenia politico-amministrativa”. Con l’ordinanza del 17 marzo anticipa alle 18.00 la chiusura di supermercati e negozi di alimentari e consente l’apertura domenicale. Il 20 marzo dispone lo stop domenicale. Dopo la strigliata del prefetto di Caserta adotta l’ennesima ordinanza (la terza in 10 giorni) che ristabilisce l’apertura fino alle 19.00. Il sindaco di Frignano si dimostra un Piatto vuoto quando rimarca nel provvedimento di fatto di revoca delle prime due ordinanze che la tutela della salute pubblica è competenza del primo cittadino. Egregio sindaco, come fa a non rendersi conto che durante una pandemia l’emergenza sanitaria rientra in un ambito molto più ampio che investe l’ordine pubblico? Avrebbe dovuto fare un bagno di umiltà e ubbidire al prefetto. Punto e basta. Ad aggravare la sua posizione il ridicolo tentativo di fare il “piattino” all’opinione pubblica elencando tra le motivazioni alla base del dietrofront, udite udite, l’entrata in vigore dell’ora legale. Anche Gino Pellegrino, sindaco di Parete e presidente ad honorem dell’associazione “Tuttologi di tutto il mondo unitevi!!!”, si è arrampicato sullo specchio dell’ora legale. Il cambio d’orario è stato accolto da Pellegrino e Piatto come un fenomeno soprannaturale. Una sorta di cambiamento epocale. Eppure abbiamo dormito solo 60 minuti in meno, questo è tutto. Non sarà che in alcuni Comuni l’unica cosa legale è proprio l’ora?
REGIME TOTALITARIO, PRANZO UNA VOLTA A SETTIMANA E CANI CON I PANNOLINI
Dulcis in fundo il disastro da teatro dell’assurdo, quello del miglior Beckett, compiuto dal primo cittadino di San Marcellino. In preda al timore paranoico del coronavirus Anacleto Colombiano ha smesso i panni del sindaco con annessa fascia tricolore per indossare quelli del podestà con annesso berretto nero a visiera. Colombiano ha instaurato un vero e proprio regime dittatoriale: spesa una volta a settimana o al massimo dopo tre giorni dall’ultimo acquisto di alimentari e due pipì giornaliere per i cani. Sulla regolamentazione della cacca è in corso un acceso dibattito all’interno della maggioranza consiliare. I cittadini hanno risolto mangiando solo una volta a settimana. Ingurgitano tonnellate di pasta e quintali di carne, pesce e affettati. Insomma non moriranno di fame. L’unico inconveniente è che patiscono una fastidiosa dissenteria fino al successivo pasto luculliano. Nessun problema per i cani. Quando esauriscono i due bonus pipì vanno sul balcone e si danno alla pazza gioia. E giù piogge di colore giallo, a volte chiaro, altre ambrato, torbido in caso di disturbi gastrointestinali. No problem anche per la cacca. La fanno a fiotti dai piani alti. Porta pure bene.
Brandendo il fascio littorio Colombiano ha dichiarato guerra anche alla sintassi italiana. Con un colpo secco ha trafitto mortalmente il congiuntivo (clicca qui) ordinando che “tutte le attività commerciali… osservano il seguente orario di apertura al pubblico: dal lunedì al sabato dalle ore 8,00 alle ore 19,00”. Seppure sia molto remoto il rischio che gli studenti di San Marcellino leggano con interesse e attenzione ciò che “ordina” il sindaco Colombiano, sottolineiamo ugualmente con il pennarello blu, così togliamo ogni dubbio ai discenti e ossequiamo la lingua italiana, che si scrive “osservino” (congiuntivo presente) e non “osservano” (indicativo presente). Nel nostro precedente editoriale, giusto per sdrammatizzare un po’, abbiamo definito ironicamente “ciucci e presuntuosi” i sindaci firmatari delle ordinanze. Nel caso di San Marcellino ridendo e scherzando abbiamo rasentato la realtà.
Proprio sulla definizione di “ciuccio” qualche sindaco si è risentito. Ed è sbottato: “Dai, hai davvero esagerato, che c…”. Okay, ci cospargiamo il capo di cenere e chiediamo venia. Da oggi li chiameremo “ciucci e permalosi”. Se non va bene nemmeno così pazienza.