CI RIVEDREMO DA CROCE
Quando se ne vanno i maestri è sempre tempo di bilanci. Un po’ perché un maestro ci riporta spesso all’infanzia, giornalistica nel nostro caso, un po’ perché se ne vedono sempre meno in giro, e ce ne sarebbe un maledetto bisogno. Partito da Caserta in anni sicuramente complicati, Carlo Desgro riuscì ad approdare a testate di grandissimo prestigio: Il Mattino, Il Tempo, La Gazzetta del Mezzogiorno, Il Corriere dello Sport e il ‘Giornale di Sicilia’. E poi in televisione e alla radio, fino alla scelta, lui professore di diritto, del giornalismo d’inchiesta con “Il Giornale di Caserta”, una delle sue tante creature. Penna graffiante e raffinata la sua, capace di lasciare il segno anche per la costante e rigorosa ricerca della verità nel racconto.
Ma c’è una cosa che più, o prima, di ogni altra ci preme evidenziare: senza Carlo Desgro quello del giornalismo sarebbe rimasto per molti di noi un mondo lontano, entrarvi a far parte un sogno da riporre nel più classico dei cassetti. Ma ecco il Matese Sport prima e il Caserta sport poi. Era un sabato del 1980, quando il primo settimanale sportivo provinciale fece ‘irruzione’ nelle edicole, ed il corso del giornalismo casertano cambiò per sempre. Più o meno quarant’anni dopo, che cosa resta di quel modo rivoluzionario di fare giornalismo? Certo il mondo è cambiato, forse troppo. E sembrano dannatamente lontani i tempi del fuorisacco, delle vecchie pellicole tipografiche, dei tuoni e fulmini che ti potevano piombare addosso se anche una virgola soltanto non fosse stata al posto giusto. Adesso si puo’ scrivere e dire tutto ciò che si pensa. Non importa se non si pensa più. O quasi. Che cosa resta dunque? Intanto la gratitudine. Nei confronti di uno dei maestri che non hanno permesso ci uccidessero un sogno. E adesso che da quel sogno in poi, sono trascorsi una quarantina d’anni, un grazie dal più profondo del cuore per averci fatto assaporare il gusto pieno di un giornalismo rigoroso e romantico che, forse e purtroppo, non esiste più. Nella convinzione che il futuro certamente sarà migliore, ci sia comunque consentito, a noi giovani giornalisti di qualche anno fa, uno sguardo al passato, ai portici di Piazza Margherita che d’inverno riparavano dalla pioggia e d’estate dal sole. A Ciccio Croce, lo storico edicolante punto di riferimento di intere generazioni di giornalisti. Là, ogni giorno, con maestri come Carlo Desgro, attualità e cultura erano di casa. Peccato che quando anche noi ci siamo accorti di essere diventati adulti, di quella antica edicola non c’era più traccia. E adesso? Adesso un’ultima domanda: è finita davvero professor Desgro? O come ebbe a dire il grande Benigni: “E’ stata una sorpresa la vita potrebbe esserlo anche la morte!”. Buon viaggio maestro. Ci rivedremo da Croce!