di Mario De Michele
Rendicontando sul suo blog la seconda giornata da sindaco di Marcianise, Antonello Velardi ha esultato per aver messo a segno 4 gol. Avrebbe affrontato e risolto 4 questioni. “Quattro a zero”, ha scritto in termini calcistici sull’onda degli Europei. Evidentemente avrà assistito a un’altra partita oppure l’ha guardata a testa in giù. La sua squadra, già prima di scendere in campo, ha perso 0-4. Alla vigilia della proclamazione degli eletti, il consigliere comunale Pd Raffaele Guerriero è stato arrestato e poi scarcerato, ma resta indagato, per estorsione aggravata dal metodo mafioso. Una batosta politica che, restando sul terreno da gioco, ricorda quella calcistica ai Mondiali del 2014 con il Brasile, padrone di casa, sconfitto 7-1 dalla Germania. Il paladino della legalità Velardi, unico depositario di verità e onestà, ha liquidato la gravissima vicenda giudiziaria con la solita solfa da campagna elettorale: “…Penso che dal punto di vista morale e politico Guerriero meriti la sedia elettrica se davvero ha fatto ciò di cui viene accusato; chi agisce in quel modo, non può ricoprire pubblici uffici”. E poi ha indossato gli abiti di Ponzio Pilato: “Sono faccende interne al Pd, è il partito che se ne deve occupare e infatti se ne occupano esponenti autorevoli dei democrat con diverse dichiarazioni”. Insomma, quando la sua squadra elettorale e ora di governo vince è merito suo (dell’unto dal Signore Velardi), se invece incassa una bruciante sconfitta politica non è un problema suo. La colpa è degli altri. In questo caso del Pd, lo stesso partito che ha imposto la sua candidatura a sindaco di Marcianise. E no, egregio Velardi, lei ha iniziato peggio di come che si potesse prevedere. Le chiacchiere e i proclami propagandistici non reggono più di fronte a fatti incontrovertibili come l’inchiesta della Dda di Napoli. Altro che 4-0. Forse Velardi vive in un’altra dimensione. Tutta sua (immaginaria). Fuori dal mondo (reale). Oppure, ed è l’ipotesi più verosimile, il neo sindaco pensa di continuare a vendere fumo con slogan e vacue promesse di cambiamento. Per amministrare una città difficile come Marcianise c’è bisogno di tutto fuorché di un pifferaio magico. E peraltro con la doppia morale. Durante tutta la disputa elettorale, anzi già prima, Velardi ha sempre e solo cianciato di legalità, di onestà, di pulizia. Prerogative esclusive del suo schieramento. Gli altri invece volevano fare le “cofecchie”. Con lui c’erano i “buoni”, con Dario Abbate i “cattivi”. Sia in generale, che nel Pd. E all’indomani dell’elezione a primo cittadino l’ormai ex giornalista ha rincarato la dose sul suo blog. “Denunceremo ciò che abbiamo subito durante questa campagna: un’intimidazione permanente nel confronto politico, con metodologia delinquenziale, di cui abbiamo già fatto partecipi le autorità di polizia. E, non meno grave, un’informazione di tipo squadristico, con alterazione dei dati reali, prezzolata, collegata ad ambienti camorristici, ricattatoria, menzognera. Su questi due aspetti – ha scritto Velardi – saremo implacabili, così come non faremo sconti a quelli che hanno finora scambiato l’impegno politico per una sicura opportunità da utilizzare per affari e “cofecchie”: faremo i nomi di costoro perché sono delinquenti travestiti da senatori, europarlamentari, consiglieri regionali. E accerteremo tutti gli affari di famiglia o personali che questi delinquenti coltivano sul territorio”. Parole durissime. Al limite delle minacce. Ma sempre e solo parole. E anche in quel caso in perfetto stile Ponzio Pilato. Senza avere le p… di fare nomi e cognomi. Ora scopriamo, grazie ai pm della Dda, che forse proprio un giocatore (consigliere) del team di Velardi avrebbe a che fare con la camorra o utilizzerebbe metodi mafiosi (ma siamo solo nella fase iniziale delle indagini). La distinzione manichea tra “buoni” e “cattivi” è crollata subito come un castello di carte (truccate). Mastro Lindo Velardi non ha fatto pulizia fino in fondo. Non ha tolto lo sporco impossibile. Perché gli spot lasciano sempre il tempo che trovano.