di Angelo Golia

La prossima primavera rappresenterà la fine di un’era per il centrodestra e per il Popolo della Libertà di Aversa. Dopo due mandati da sindaco, vissuti sempre a corrente alternata, Domenico Ciaramella dovrà farsi da parte e lasciare il testimone a qualcun altro. Il primo cittadino uscente, carismatico e accentratore, più volte ha vestito i panni del mediatore, facendo da garante tra le varie anime della coalizione e riuscendo sempre a salvare il salvabile. La sua successione, al momento, non appare per nulla semplice. Ambizioni personali e partitiche stanno rendendo difficile, se non impossibile, il dibattito nella coalizione che nelle ultime due tornate amministrative è riuscita ad imporsi, con ampio margine, al primo turno.

Stanno tornando a galla tutte le divergenze che in questi due lustri hanno costretto il primo cittadino a nominare più di cinquanta assessori e vedere consiglieri comunali passare dai banchi della maggioranza a quelli dell’opposizione e viceversa. Il centrodestra aversano pagherà l’inesistenza del Popolo della Libertà che dalla sua costituzione ad oggi non è riuscito ad andare oltre la mera aggregazione di grandi elettori. Ad esser crudi e diretti il Popolo della Libertà, come soggetto politico con una visione organica di città, non esiste. Raccontando la politica aversana negli ultimi anni, si è imparato a convivere con il Pdl di Giuseppe Sagliocco, quello di Nicola Golia, quello di Ciaramella e Pasquale Giuliano e, ancora, quello di Gianpaolo Dello Vicario. Tutte le fazioni hanno più volte provato a scalfire la leadership ciaramelliana ma non sono mai riuscite a spuntarla. Sagliocco è fuori dal Pdl, Nicola Golia è stato sempre dirottato negli enti strumentali prima e alla provincia poi, mentre Dello Vicario si ritrova fuori dalla giunta Ciaramella.

Fazioni che il tandem provinciale Coronella-Giuliano non è riuscito ad unificare in nessuna occasione. Il Pdl, infatti, non è spaccato solo ad Aversa, ma in tutta la provincia. Si pensi alla perenne diatriba tra Romano e Antropoli a Capua o allo scontro nel capoluogo tra i sostenitori della Petrenga e quelli della Stasi solo per citare alcuni dei casi più eclatanti.

Tornando alla città normanna e al confronto pre-elettorale, reso forse più nervoso dalla riduzione dei posti disponibili in consiglio comunale (si passa da 30 a 24 ndr), servirà un abile mediatore per impedire che escano almeno tre candidati sindaco della stessa area politica, dando così un piccolo vantaggio al centrosinistra che, seppur a pezzi, è pronto a sfruttare le divisioni di chi ha governato la città nell’ultima decade. Il gotha del Pdl dovrà convincere Gianpaolo Dello Vicario a mettere da parte la sua ambizione di diventare sindaco e, allo stesso tempo, trovare un nome di garanzia, che non è ancora stato individuato, ma non è certo quello di Nicola Golia, né di Elia Barbato, Mario Tozzi e via discorrendo. Ma il Pdl dovrà fare i conti anche con gli alleati.

L’Udc non ha nascosto la rivendicazione di esprimere il candidato alla carica di sindaco, ma l’alleanza, complice anche le ultime vicende politiche provinciali e nazionali, inizia a vacillare. Non a caso il senatore Giuliano aveva proposto all’ex presidente del consiglio comunale Antonio Farinaro di correre come leader della colazione. Una mossa astuta che ha dovuto fare i conti con le perplessità e il rifiuto del diretto interessato. C’è poi il ticket Lama-Santulli che seppur, vincolato da un accordo programmatico con l’amministrazione Ciaramella sta giocando da battitore libero confrontandosi praticamente con tutte le forze politiche e le liste civiche di area moderata. Siamo di fronte, quindi, a grandi manovre il cui epilogo sembra essere ancora lontano, anzi lontanissimo.

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