di Mario De Michele
E’ diventata materia per bookmakers la data per lo svolgimento del congresso provinciale del Popolo della libertà casertano. L’assemblea degli iscritti avrebbe dovuto eleggere i nuovi organismi dirigenti prima il 4 marzo, poi l’11 marzo, poi il 18 marzo, e infine il 14 aprile.
Ma finora le convocazioni ufficiali e ufficiose della platea congressuale sono rimaste imbrigliate nella rete degli annunci. Sempre disattesi. Al punto che il Pdl di Terra di Lavoro sì è conquistato sul campo, e con pieno merito, il titolo del partito del congresso mancato. E c’è già chi è pronto a scommettere che di questa lena il congresso non terrà mai. L’unica certezza in casa Pdl, si fa per dire, è che il “redde rationem” congressuale ci sarà dopo le elezioni amministrative del 6 e 7 maggio.
Visti i precedenti, prevedere una data precisa è come giocare i numeri al lotto, anche perché i pidiellini- temporeggiatori potrebbero guadagnare o perdere – a seconda dei punti di vista – altri 14 giorni in caso di ballottaggio nei comuni con più di 15mila abitanti come Aversa e Mondragone. Insomma, la data del congresso si allontana.
Ma chi sta facendo melina tra i berluscones? E questa imbarazzante perdita di tempo cui prodest? Presto detto. Gli attuali vertici provinciali, la diarchia Giuliano (ex Fi)-Coronella (ex An), sono di fatto – già da un bel po’ – due uomini soli al comando, nel senso che non hanno più il consenso né della base, né di una parte degli esponenti di spicco del partito.
Il gruppo consiliare in Provincia va da mesi a ruota libera e non riconosce le leadership del coordinatore e del suo vice; men che meno i consiglieri regionali, Polverino in primis, che non vede l’ora di togliersi dai piedi e da un’altra parte anatomica il duo Giuliano-Coronella; per non parlare dei sindaci – escluso Ciaramella, che è un fedelissimo, forse anche troppo, di Giuliano -, dai quali è partita una vera e propria rivolta contro gli attuali timonieri del Pdl. Il malcontento nei confronti dei vertici provinciali, però, è molto diffuso anche tra gli iscritti e i simpatizzanti pidiellini. Nella gestione del partito, i due senatori, Giuliano e Coronella, hanno palesato evidenti limiti politici. Il rapporto con i territori, le sezioni per intenderci, è stato pressoché inesistente; così come è totalmente mancata un’azione di raccordo con gli amministratori locali. Disastroso, per finire, il (non)coordinamento con i consiglieri provinciali.
La guerra ingaggiata da Giuliano e Coronella contro il presidente Zinzi ha mietuto molte vittime. E l’esercito del Pdl n’è uscito a pezzi con perdite su tutti i fronti. Il partito si è autoestromesso dal governo della Provincia senza creare il benché minimo problema politico-amministrativo a Zinzi. Che, sornione, non ha fatto altro che osservare il progressivo sfaldamento del Popolo della libertà, a fronte di un costante consolidamento dell’Udc. A conti fatti, le mosse dei condottieri piediellini si sono rivelate tutte fallimentari. Con il mare in tempesta, traghettare la barca verso il congresso è l’ultima cosa che la coppia Giuliano-Coronella vorrebbe fare.
I due senatori sanno bene che il loro naufragio politico è inevitabile, ma traccheggiano e tirano un profondo sospiro di sollievo ogni qualvolta che la data congressuale slitta. Perché? Sperano che col passare del tempo gli equilibri interni possano mutare. L’ex dominus Cosentino è sempre lì dietro l’angolo – e dietro gli attuali vertici provinciali – e non ha alcuna intenzione di osservare la partita del congresso dalla panchina. Certo, non scenderà in campo in prima persona, però, sta già da tempo facendo scaldare i muscoli ai suoi “boys”.
“Il Casalese” – per citare un libro che i suoi legali vorrebbero mettere al bando – può ancora contare su una squadra di tutto rispetto: il senatore Sarro e gli onorevoli D’Anna e Petrenga, solo per fare qualche cognome. Una nutrita pattuglia di parlamentari da contrapporre, assieme a un folto gruppo di dirigenti, all’agguerrito team degli ex An, capitanato dai Polverino e Landolfi. Quest’ultimo non ha per nulla gradito gioco “sporco” di Giuliano nella scelta del candidato sindaco di Aversa, dove anche sull’altare degli equilibri interni provinciali è stato sacrificato l’assessore comunale e consigliere provinciale Dello Vicario (landolfiano e polveriniano doc) a favore di Sagliocco.
Più che una matassa, il Pdl casertano sembra un groviglio inestricabile. Che finora il commissario regionale Nitto Palma non è risuscito a sbrogliare, mostrando una scarsa capacità decisionale. E mentre Giuliano e Coronella, forti del lavoro sotto traccia di Cosentino, continuano a tessere la tela di Penelope, si sta ritagliando uno spazio sempre più “vitale” Paolo Romano.
Nello scacchiere piediellino il presidente del consiglio regionale, divenuto ago della bilancia, potrebbe fare la “mossa del cavallo” che metterebbe sotto scacco una delle due fazioni in guerra nel Pdl.