di Mario De Michele

Antonio Guarrata e Pasquale Narrata. Una vita assieme. Con gioie e dolori. Come ogni coppia. Come tutti. Questi due uomini che tra qualche anno saranno, per dirla con Nanni Moretti, due splendidi 50enni hanno deciso di unirsi in matrimonio. Una scelta che non ha nulla a che vedere con la formalità piccolo-borghese della firma di un documento in carta bollata. Un’unione che non servirà a rinsaldare il loro rapporto. Ma che vuole essere un esempio, un incoraggiamento, uno sprone per le tante coppie dello stesso sesso ancora schiacciate dai pregiudizi, dall’ignoranza imperante, dalla violenza di chi crede di essere migliore di un altro solo perché una società medievale, la nostra, ha racchiuso in stretti e vergognosi confini quella che molti, troppi, chiamano “normalità”. Antonio e Pasquale, stilisti che con l’atelier “La Venere di Antopa” si sono ritagliati uno spazio importante nel settore della moda mondiale, si sono sposati in una stracolma sala consiliare di Orta di Atella dopo una convivenza lunga un quarto di secolo. Lo hanno fatto sia perché lo Stato, tutt’ora bigotto e arretrato anche più dei cittadini, gliel’ha finalmente consentito (fino a poco fa le unioni civili erano una bestemmia), ma soprattutto perché hanno voluto lanciare un messaggio forte e chiaro a tutti: l’amore vero non ha confini. Di nessun tipo. È infinito. E tutti gli innamorati sono uguali. Come dovrebbero esserlo tutte le persone. Lo sancisce la nostra Costituzione. Ma nella pratica in pochi se ne ricordano.

Articolo 3: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. E` compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana…”. Un concetto di uguaglianza che contiene il meglio della civiltà giuridica. Purtroppo tra le parole e i fatti ci passa un oceano di bugie,  cattiverie, promesse non mantenute. E nel Paese di Pulcinella anche il fondamentale diritto all’uguaglianza diventa fuffa a causa di uno Stato fintamente democratico e di una popolazione addomesticata come i cani di compagnia e immancabilmente in fila dietro al gregge. Antonio e Pasquale sono “diversi” proprio in questo: non si sono fatti triturare dalla “cultura dominante”, dall’ossequio ai comportamenti ipocriti imposti da una società incivile e insensibile. Non hanno costruito sepolcri imbiancati. Non hanno abbassato la testa. La loro unione è una lezione di vita per tutti noi che ci autodefiniamo persone “normali” e che “normalmente” siamo falsi e vili. In particolare per i meschini benpensanti e i finti moralisti. Voi imbellettati, lustrati fuori e sudici dentro, un giorno sarete smascherati. E quel benedetto giorno non è poi così lontano anche grazie ad Antonio e Pasquale. Auguri di cuore. Non di facciata. E lunga vita a voi.

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