di Salvatore Marcello*
Questa è la storia di un partito senza storia. Questa storia comincia a dicembre del 2014 quando il segretario del partito senza storia riesca a far ammalare, contemporaneamente, più di 150 persone; essere sfiduciato, comunque, da 148 e per questo motivo riesce pure a festeggiare. Nel partito senza storia non esiste una morale, una linea di condotta, una linea politica; non si seguono quelli che hanno idee, strumenti, progetti, non si seguono nemmeno quelli che hanno un curriculum politico/amministrativo. Si segue solo chi ha i voti, i soldi, il potere. Un partito completamente slegato dalla realtà della propria terra che invece di affrontare e discutere dei problemi non fa altro che alimentare un poltronismo vecchio, becero, controproducente. È uscita, un mese fa, la classifica della Qualità della vita de Il Sole 24 ore; Caserta si posiziona 104/107… Non ne ha parlato nessuno! Si pensa, a torto, che questa sia la terra di Gomorra perché c’è chi spara e ammazza e quindi, dapprima, ci si autoassolve, poi si corre ad aggrapparsi ai simboli: si fa a gara a chi è più sindaco anti-camorra, a chi ha fatto più denunce. Senza rendersi conto che Caserta è (in sostanza) ultima per indice di sportività (nonostante due società di serie A di due sport diversi), per strutture sportive, per asili nido, oltre che per percentuale di differenziata. Non ne parla nessuno! Sono tutti troppo impegnati nelle scelte dei candidati, sui nomi, sul non perdere posizione rispetto agli altri: nessuno che si metta in discussione, nessuno disposto a fare un passo indietro, nessuno disposto a parlare del bene di questa terra. Questa storia del partito senza storia si conclude nella sala consiliare di una, sempre troppo, lontana periferia in cui un sindaco decide (nel pieno dei suoi poteri) di togliere le deleghe ad un assessore (entrambi del partito senza storia) senza che nessuno, di fatto, faccia o dica nulla (tranne che per un post su FB di Nicola Caputo). Decida il partito senza storia, qual è la strada: se esistono delle regole e di chi è il compito di farle rispettare oppure decida, altrimenti, che siamo in piena anarchia e che ognuno ha, semplicemente, il compito di salvare se stesso; perché in questo limbo non c’è futuro. Né per la nostra terra né per il partito. Scrissi la mia prima nota invitando Saviano e Rosaria Capacchione a venire a Castel Volturno e toccare con mano la resilienza di una terra e di un popolo che erano riusciti a sopravvivere a tutto. Voglio rinnovare il mio invito (rilevando che più volte Rosaria Capacchione è stata qui e si è occupata di Castel Volturno) a tutti gli intellettuali di questa terra: è arrivato il momento di crescere e diventare grandi. È arrivato il momento di smettere di puntare il dito contro i tanti problemi di questa terra e cominciare a tracciare la strada per uscire dal baratro: delegare, ancora una volta, alla stessa classe politica che ci ha ridotti in questa condizione la risoluzione dei problemi è, semplicemente, stupido.
*Segretario PD Castel Volturno