di Salvatore Panaro*
A seguito dell’appello rivolto al Capo del governo Matteo Renzi dall’amica Marisa Diana, da pochi giorni nominata vice sindaco di Casal di Principe, vorrei esprimere alcune mie riflessioni. L’accorato appello per la deriva criminale e degenerativa che da trent’anni ha pervaso l’intero territorio, anche per la prolungata assenza dello Stato, deve necessariamente presupporre a monte una scelta fondamentale che la classe dirigente ed i cittadini di Casale devono porsi: Che modello di città vogliamo immaginare? Vincere una competizione elettorale è un’impresa impegnativa ed inedita, ma non impossibile. Più difficile è inventarsi una concreta prospettiva di sviluppo. Individuare intelligentemente filoni essenziali sui quali innestare coerenti azioni progettuali circa il ruolo che quella casalese potrà giocare come area di cerniera tra la metropoli di Napoli e la provincia di Caserta, quale traino dei Comuni dell’agro ad ovest di Aversa sino al litorale domitio. E’ su questa prospettiva che dobbiamo concentrare i nostri sforzi di analisi, pur apprezzando l’affermarsi di cooperative sociali e l’impegno pionieristico anticamorra, impagabile per il radicamento di una coscienza per la legalità in un tessuto riottoso a questi valori, dobbiamo realisticamente riconoscere che da sole queste esperienze sono insufficienti a rappresentare volano di sviluppo dell’intero territorio.
Come pure bisogna rifuggire dalla rappresentazione retorica e stereotipata di Casale come emblema della sofferenza, regno delle nefandezze , sintesi del male e non certo l’alfiere delle potenzialità di sviluppo di un circondario dove vivono più di centomila abitanti. Occorre, con un sapiente lavoro di comunicazione e di confronto, recuperare le eccellenze del territorio, le tradizioni, i valori umani, le risorse naturali e agroalimentari, la cultura dell’impresa e dei mestieri, i valori dell’emulazione e della competizione, l’analisi come soluzione ai problemi. Insomma, come di recente ha sostenuto il direttore Barbano, c’è da invertire una narrazione noir, dismettere quella lente che vuole che ogni aspetto della vita sia filtrata secondo il modello Gomorra. Il Governo centrale, data anche la particolare congiuntura, difficilmente disporrà risorse a “pioggia”, ma i casalesi (la popolazione virtuosa) dovranno essere bravi ad incalzare gli organi centrali sul loro stesso terreno, giocando d’attacco, acquisendo credibilità ed autorevolezza come interlocutori attendibili. Sviluppare una capacità propositiva che veda l’ente locale porre all’attenzione dell’Esecutivo le potenzialità di sviluppo, non disdegnando l’ausilio di competenze esterne, coerente alle aree di intervento strategico regionale quali la sanità, il ciclo integrato dei rifiuti, l’area metropolitana, le azioni di bonifica e di risanamento del territorio, la grandi infrastrutture.
Solo la sinergia tra le professionalità e competenze interne e quelle esterne, coinvolte a vario titolo in un continuo confronto e dialogo anche con tutte le parti sociali, potrà condurre ad una esatta comprensione delle esigenze del territorio ed a tutte le potenzialità che questo possa esprimere. Si potrebbe, pertanto, immaginare un laboratorio politico come fucina dalla quale possano venire ad esistenza progetti fattibili. Questa prospettiva, inedita e riformistica, ci riscatterebbe dall’esperienza di degrado e di abbandono in cui siamo precipitati. Rappresenterebbe un segnale tangibile d’amore per il nostro popolo, nel contempo renderemmo doveroso omaggio alle vittime innocenti della camorra ed ai tanti cittadini operosi ed onesti di Casale che, nel corso degli ultimi decenni, coerentemente ad un profilo di legalità , non si sono lasciate travolgere dalle lusinghe di facili arricchimenti prospettati da messaggi effimeri e criminali.
*Direttore Amministrativo ASL Napoli 3 Sud