di Antonio Martucci La Corte Europea dei diritti umani di Strasburgo ha nuovamente condannato l’Italia per violazione dell’art. 3 della Convenzione dei Diritti dell’Uomo, un articolo che proibisce la tortura e i trattamenti inumani o degradanti.
Sette detenuti (i signori Torreggiani, Bamba, Biondi, Sela, El Haili, Hajjoubi e Ghisoni), scontata la pena nelle carceri di Busto Arsizio e Piacenza, hanno denunciato di aver occupato celle di 9 metri quadrati insieme ad altre due persone e sostenuto di essere stati senza acqua calda e senza una adeguata illuminazione.
La Corte, nel riconoscere la veridicità delle affermazioni ha constatato che il problema del sovraffollamento carcerario nel nostro Paese, non riguarda soltanto i casi dei richiedenti ma ha un carattere strutturale e sistematico ed ha condannato l’Italia al pagamento di 99.600 euro in totale ai ricorrenti per danni morali, oltre a 1.500 euro ciascuno a Sela, El Haili, Hajjoubi e Ghisoni per le spese.
Una sentenza storica che condanna la disumanità del nostro sistema, che emette un giudizio pesante su una classe politica incapace di affrontare alle radici il problema, che ha approvato norme propagandistiche come il decreto ‘salva carceri’, divenuto legge nel febbraio del 2012, che ha provato a tamponare la drammatica situazione portando i detenuti da 68.047 a 65.725, ma che, come la sentenza dimostra, non ha risolto il problema.
Le carceri italiane vivono un’emergenza umanitaria che è ragione di gravi sofferenze tanto per i detenuti quanto per gli operatori ed evidenzia una situazione indegna di un paese civile.
La Corte, inoltre, costringe l’Italia ad adottare, entro un anno, provvedimenti che pongano rimedio all’attuale mancanza di efficacia dei ricorsi interni, unico strumento attualmente a disposizione dei detenuti in materia di segnalazione delle inidoneità delle condizioni detentive.
Potremmo soffermarci sulle condizioni d’incostituzionalità dell’intero sistema carcerario, sull’affossamento del principio della rieducazione, sulle inadempienze degli organismi di direzione delle carceri, sullo Stato che accetta di non essere più basato sul diritto e che è incapace di rispettare le stesse sue regole, ma non basterebbero tutte le pagine di Campanianotizie.
Se negli ultimi anni il fenomeno del sovraffollamento delle carceri ha subito un’accelerazione a causa di norme insensate e punitive come la Bossi-Fini sulle droghe e la Fini-Giovanardi sull’immigrazione e il 60% della popolazione carceraria appartiene a queste due categorie, occorre porsi alcune domande.
Potevano essere adottati provvedimenti che andassero nella direzione indicata dalla sentenza?.
Sono da annoverare anche questi tra i costi della politica di cui tanto si parla e dei quali ci si scandalizza?
Vi è una responsabilità politica dei promotori delle norme giacché i cittadini li vedranno ricandidati alle prossime elezioni?
Ma soprattutto: perché dobbiamo pagare noi i 100.000 euro e non farli pagare invece a loro vendendo casomai qualche immobile dislocato fuori dall’Italia?.
Come definire le mancate risposte e un po’ tutta questa storia?
Un paradosso italiano.