“Ci sono due questioni, quella dei privilegi delle caste, ormai non più sopportabili, e quella del reddito di dignità, ormai non più rinviabile. E sono questioni tra loro collegate. La prima non riguarda solo la casta dei politici, come sostiene Grillo, ma anche le caste dei banchieri e degli industriali. Riguarda in generale la casta dei ricchi. La seconda non è più solo una questione sociale: dove c’è la disoccupazione che sfiora il 50% tra i giovani, e la miseria e la disperazione sono un fenomeno di massa, si pone una vera e propria questione democratica”. Lo scrive sul suo sito web Venia Caramico, candidata al consiglio regionale della Campania nella lista Sinistra al lavoro nella circoscrizione di Caserta. “Chi non ha niente ed è disperato – aggiunge – è, infatti, più propenso alla rassegnazione che alla ribellione, a piegare la testa e a levarsi al cappello di fronte al potente di turno, soprattutto se “gli molla un centone” (o anche meno) in cambio di un voto in cui non crede più e che dunque non vale niente. Ci sono persone che arrivano a commuoversi se il candidato benefattore paga la bolletta dell’Enel che salva la loro casa dal buio, anche solo per una volta. Sulle caste, la sinistra deve essere più decisa, perché il M5S fa molta scena e poca sostanza: i ricchi non si toccano, per Grillo e Casaleggio. Invece la sinistra deve essere netta: dobbiamo insistere sulle proposte del tetto a 5.000 euro al mese per stipendi e pensioni (di tutti, anche dei politici, dei burocrati, dei manager, degli industriali, dei banchieri) e della patrimoniale sulle proprietà immobiliari e sugli investimenti finanziari al di sopra di un milione di euro. Questi provvedimenti collegati ad una sana riduzione delle spese militari e degli F35, potrebbero finanziare abbondantemente il reddito di dignità. Su questo fronte, peraltro, la sinistra può rivendicare la primogenitura reale, non solo perché il reddito per tutti è un obiettivo che fa parte della storia dei movimenti rivendicativi, in particolare quelli dei disoccupati, ma anche perché il primo esperimento in Italia, con tutti i suoi limiti, si è fatto proprio in Campania, con la Giunta Bassolino. Il reddito di dignità potrà avere due funzioni: una di protezione dalla povertà, l’altra di regolazione (e di innalzamento) dei livelli minimi di reddito da lavoro, in una situazione in cui siamo arrivati a paghe orarie di meno di 2 euro (i call center, per es….). E’ un provvedimento per il ripristino della democrazia: darà la possibilità ai disperati di esserlo un po’ di meno e di poter alzare la testa e dire no. Perché, non dimentichiamolo, la libertà è sempre libertà di dire no. Una sinistra in prima linea contro le caste e per il reddito sarebbe all’altezza della sfida. Proviamoci, finalmente”.
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