I lavori sono ancora in corso in commissione Bilancio alla Camera sul fascicolo degli emendamenti alla manovra che attende entro domani il secondo pacchetto dei correttivi proposti dal governo. Ma intanto, salvo colpi di scena, i contorni della Legge di Bilancio sembrano ormai definiti nei loro capisaldi. In particolare, sembra ormai raggiunto l’accordo, con tanto di fondi, per sciogliere due fronti caldi come il rialzo delle pensioni minime a 600 euro e la stretta, quasi certamente a sette mesi, sul reddito di cittadinanza. Corposo anche il dossier delle modifiche proposte dai ministeri: dall’aumento del 50% dell’assegno per famiglie numerose a partire dal prossimo anno, con oneri per 47 milioni annui, chiesto dal ministero della Famiglia, alla proroga fino al 2023 «della moratoria sui mutui, sugli altri finanziamenti e sui contratti di leasing per le imprese del settore turistico in crisi di liquidità anche a causa dell’incremento del costo dell’energia elettrica e del gas», proposto dal Mitur. Ecco i cambiamenti più importanti sul tavolo. Iva ridotta del 50% per chi acquista abitazioni in classe energetica A e B. Lo prevede uno degli emendamenti del governo alla manovra che l’ANSA ha potuto visionare. La misura, finalizzata a favorire la ripresa del mercato immobiliare, prevede, ai fini dell’Irpef una detrazione dall’imposta lorda, fino alla concorrenza del suo ammontare, del 50% dell’importo corrisposto per l’Iva per gli acquisti di unità immobiliari a destinazione residenziale effettuati entro il 31 dicembre 2023. Il Tesoro ha di fatto aperto all’innalzamento delle pensioni minime a 600 euro, ma si tratta di una modifica valida solo per gli over 75 (nella manovra era stato inizialmente previsto un innalzamento a soli 574 euro mensili, ma Forza Italia ha spinto per alzare il tetto). E sembra che su questo fronte si sia ora l’accordo della maggioranza per una modifica che passerebbe da un emendamento dell’esecutivo. Quanto al capitolo, Opzione Donna, l’uscita anticipata dal lavoro, sarà invece confermata nella forma attuale, eliminando quindi la tanto discussa variabile legata ai figli. L’accordo non è ancora agli atti, avvertono fonti vicine al dossier, ma la strada sembra ormai spianata per far scendere dagli 8 mesi previsti inizialmente a 7 la durata del Reddito di cittadinanza per gli occupabili nel 2023. Se gli 8 mesi portavano a risparmi per lo Stato attorno ai 734 milioni, un mese in meno ne recupera altri 200 milioni che andrebbero così a finanziare l’aumento delle pensioni minime. Ma nel 2024, il Reddito di cittadinanza lascerà spazio a un nuovo sussidio ancora tutto da studiare.

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