Un meccanismo per incentivare la permanenza al lavoro degli over 63, con un sistema di sgravi contributivi a favore del lavoratore, così da indurlo ad andare in pensione più tardi. E poi l’introduzione di una tassa rivolta a chi effettua consegne a domicilio (e-commerce) per chi non utilizza mezzi non inquinanti: un’imposta che riguarderebbe tutte le spedizioni, per favorire il rinnovo della flotta accelerando la transizione all’ibrido e all’elettrico. Sono le due novità allo studio del governo per la prossima legge di Bilancio, che filtrano dal Tesoro. In questi giorni si stanno tenendo le prime riunioni tecniche al ministero dell’Economia in cui si è appena insediato Giancarlo Giorgetti (Lega). Si è fatta una prima ricognizione delle risorse che si possono mettere sul tavolo per una manovra di Bilancio per il 2023 che si presenta molto impegnativa dal punto di vista finanziario (si parla di 30-40 miliardi): sia per le spese obbligate in gran parte dal conto energia, sia per la tante promesse fatte in campagna elettorale dall’attuale maggioranza, che presuppongono altrettanti capitoli di spesa. Fino a 21 miliardi di euro potrebbero arrivare dall’aumento del deficit programmato fino al 4,5% rispetto al Pil nel 2023 immaginando una crescita dello 0,6% certificato dall’Ufficio parlamentare di Bilancio. A conti fatti significa uno scostamento di 1,1 punti percentuali in confronto al 3,4% tendenziale, cioè a legislazione vigente, inserito nella nota di aggiornamento del Def, messo nero su bianco a fine settembre dal precedente governo. Ciò verrà comunicato con un’integrazione alla Nota di aggiornamento che l’esecutivo si appresta ad approvare in un prossimo Consiglio dei ministri, entro il 4 novembre. Uno spazio di manovra di 21 miliardi che non avrebbe ripercussioni negative sul sentiero di riduzione del debito pubblico concordato con la Commissione Ue. Con un occhio inevitabile alla stima preliminare del Pil nel terzo trimestre dell’anno che l’Istat diffonderà il 31 ottobre. Queste risorse verrebbero utilizzate per circa il 75%, dunque tra i 15 e i 16 miliardi, per calmierare le bollette di luce e gas per famiglie imprese e per al tre misure contro il caro energia, sulla scia di quanto già fatto per l’ultimo trimestre dell’anno con il decreto Aiuti-Ter, l’ultimo varato dal governo Draghi, che ha mobilitato risorse per 14,5 miliardi proseguendo nell’azzeramento degli oneri di sistema, per il credito d’imposta alle aziende calcolato sul differenziale di spesa per l’energia.

C’è poi il «tesoretto» da 10 miliardi derivante dall’extragettito, che però è già stato in gran parte destinato a un imminente quarto decreto sulle bollette. Altri 5 miliardi circa verrebbero utilizzati sia per prorogare le misure di flessibilità in uscita sulle pensioni, in scadenza il 31 dicembre — quota 102, opzione donna e ape sociale — sia per alcuni vessilli programmatici dell’attuale maggioranza come la flat tax con un’aliquota agevolata al 15% per le partite Iva fino 100mila euro di ricavi e/o sui redditi in piu dichiarati rispetto al triennio precedente (tassa piatta incrementale). Con un decreto legge che accompagnerà il disegno di legge di Bilancio il governo dovrebbe poi a mettere a punto anche le misure di sanatoria sulle cartelle esattoriali: dal saldo e stralcio, cioè la cancellazione di quelle di piccolo importo, alla rottamazione quater con sanzioni e interessi al 5% e una rateizzazione almeno quinquennale. Altre risorse per svariati miliardi andranno trovate dal lato dei risparmi di spesa. Ci sarà una stretta sul reddito di cittadinanza, un riordino delle norme sulla Naspi, cioè l’indennità di disoccupazione, un rilancio della spending review che riguarderebbe tutti i ministeri, un taglio del Superbonus edilizio, ora fissato al 110%, che finora è costato 51,2 miliardi per gli interventi ammessi a detrazione (dato Enea di settembre). Si tratta di una base di partenza, perché altre coperture finanziare andranno trovate, a partire dall’annunciata riforma della tassa sugli extra profitti nel settore energetico al momento basata sulle liquidazioni trimestrali dell’Iva su cui pendono decine di ricorsi al Tar da parte delle aziende per il modo in cui è stata configurata e che finora ha portato ad un gettito di 2,3 miliardi rispetto ai 10,5 miliardi stimati. Nuove risorse serviranno anche perché la stessa premier Giorgia Meloni ha annunciato che nella prossima manovra compariranno una serie di misure onerose. Come il taglio dell’Iva agevolata al 5% su una serie di prodotti per l’infanzia, il potenziamento degli sgravi sul welfare aziendale e sui premi di produttività, il credito d’imposta per le aziende che faranno assunzioni aggiuntive rispetto all’organico del triennio precedente. Andrà poi rifinanziato per il 2023 il taglio di due punti del cuneo fiscale deciso per il 2022 dal precedente governo, che vale 4,5 miliardi. Infine svariati miliardi serviranno per l’indicizzazione al costo della vita delle pensioni.

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