Salvatore Lettera e Francesco Pezone hanno preso carta e penna per chiedere urgenti chiarimenti sul caso dell’Acquedotti Scpa. Lo scorso 13 giugno con delibera n. 258 l’Autorità nazionale anticorruzione ha sancito la totale illegittimità dell’adesione del Comune di Sant’Arpino alla società idrica. “L’affidamento diretto – è il succo della decisione dell’Anac – non risulta in linea con la normativa nazionale e comunitaria e si pone, pertanto, in contrasto con i principi di libera concorrenza e di parità di trattamento tra gli operatori economici”. Da qui la richiesta dei due consiglieri di opposizione di “acquisire preventivamente il parere con la somma urgenza che il caso richiede, nel merito, da parte del segretario generale nella sua qualità di responsabile della Prevenzione della Corruzione e della Trasparenza, circa la regolarità dell’adesione da parte del Comune di Sant’Arpino all’Acquedotti”. L’atto finito nel mirino dell’Anac è la deliberazione n. 38 del 30 ottobre 2018, varata dall’allora amministrazione targata Giuseppe Dell’Aversana. In consiglio fu approvata la proposta “di aderire alla società Acquedotti S.c.p.a. per l’affidamento della gestione dei servizi di pubblica utilità di cui è attributaria detta società, mediante acquisto dal Comune di Orta di Atella di numero 1.500 azioni, al loro valore nominale, per complessivi €1.500,00, pari all’1,5 % del capitale sociale della predetta società mista”. Il 10 aprile 2019 fu stipulata la convenzione tra il Comune di Sant’Arpino e la società Acquedotti per l’affidamento in concessione del servizio idrico integrato, per la durata di 30 anni. “Si precisa – rimarcano Lettera e Pezone nella loro istanza inviata al segretario generale, all’Anac e al prefetto di Caserta – che la presente richiesta è mossa da questioni di urgenza, anche in ossequio ai principi di celerità e trasparenza al solo ed esclusivo fine di tutelare gli interessi e le ragioni dell’Ente Comune e dei cittadini di Sant’Arpino. Tanto si deve al fine di garantire, ove mai compromessa, la situazione di legalità”. Nella delibera del 13 giugno l’Autorità anticorruzione ha tratteggiato una serie di violazioni di legge: “Secondo la normativa dell’Unione europea gli enti locali possono procedere ad affidare la gestione dei servizi pubblici locali attraverso l’esternalizzazione a terzi mediante procedure ad evidenza pubblica secondo le disposizioni in materia di appalti e concessioni di servizi: società mista pubblico-privata, la cui selezione del socio privato avvenga mediante gara a doppio oggetto; gestione diretta da parte dell’ente locale, cosiddetta gestione “in house”, purché sussistano i requisiti previsti dall’ordinamento comunitario, e vi sia il rispetto dei vincoli normativi vigenti”. In buona sostanza gli enti locali possono affidare la gestione dei servizi pubblici locali solo attraverso gara pubblica. “L’acquisizione successiva di quote di una società mista già costituita da parte di un’amministrazione pubblica al fine dell’affidamento diretto di un SPL – ha spiegato l’Anac – determina inevitabilmente, anche a monte, un pregiudizio al principio di trasparenza volto a regolare la gara per la selezione del socio privato, considerato che detta acquisizione successiva comporta una modifica, sul piano qualitativo e quantitativo, dell’oggetto originario della società mista”. Ne discende che “l’affidamento alla società mista Acquedotti S.c.p.a, costituita nel 2001 (circa 17 anni prima) a seguito della gara a doppio oggetto indetta dal Comune di Orta di Atella, risulterebbe disposto al di fuori delle forme di gestione previste dalla normativa vigente, con conseguente sottrazione del servizio in esame al regime della concorrenza”. Una bocciatura in toto dell’operato dell’amministrazione comunale. Sacrosanta la richiesta di Lettera e Pezone di vederci chiaro in una vicenda che presenta poche luci e tantissime ombre.

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