Niente “scambi” sulla giustizia. Sì al dialogo e alle modifiche “con il contributo dei partiti che sostengono il governo”, senza però stravolgere le basi del provvedimento e senza predisporre alcun “pacchetto” con altri testi, perché “in questo caso non sarebbe appropriato”: “ogni provvedimento ha un suo cammino parlamentare”. Nel bel mezzo del dibattito sull’anticorruzione e alla vigilia della ripresa dell’esame del relativo ddl, che approda domani alle commissioni riunite giustizia e affari costituzionali del Senato, il ministro della Giustizia Paola Severino viene nella tana del lupo.
Ad ospitarla, infatti, è la Summer School organizzata a Frascati dalla Fondazione Magna Carta, ossia la scuola di formazione politica del Pdl. E ad accoglierla e poi ad ascoltarla in sala, alcuni di quegli esponenti Pdl che in questi giorni stanno dando battaglia sul provvedimento, come il capogruppo al Senato Maurizio Gasparri. L’incontro serve a definire lo stato dell’arte, ma segna anche un’apertura, tanto che c’é chi si spinge a parlare di “Patto di Frascati”. E’ presto per dirlo. E lo stesso Gasparri ribadisce a incontro concluso che “sulla giustizia ci interessa una soluzione globale”. Che tenga insieme, cioé, anticorruzione, intercettazioni e responsabilità civile dei giudici. Già in mattinata il Guardasigilli aveva messo le mani avanti in una video-intervista rilasciata alla trasmissione di Milena Gabanelli “Report” e anticipata su Corriere.it: “Nella giustizia non esistono scambi”. “I tre provvedimenti insieme non vogliono dire né uno scambio, né un’assoluta contemporaneità”. Il ministro è certa che anche gli avvertimenti arrivati nei giorni scorsi dal capogruppo Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto – che intervenendo in aula le ha mandato a dire: donna avvisata, mezza salvata -, “era un’indicazione forte di carattere politico”, e cioé: “Al Senato potreste non avere la fiducia”. Ma “sempre con riferimento alla corruzione: nessuno mai credo l’abbia interpretata come riferita agli altri provvedimenti”. “Di fronte a un avviso di questo tipo – aggiungeva Severino – un governo responsabile cerca di evitare le estreme conseguenze, di evitare la sfida, di ottenere il risultato”. Parole che suonano come una volontà di evitare al Senato il ricorso alla fiducia, che invece fu necessaria alla Camera. Obiettivo complesso. Che il ministro vuol raggiungere senza interventi che minino “le fondamenta della piramide facendola crollare”. Fuor di metafora: i nuovi reati introdotti, come traffico d’influenza o corruzione tra privati, che potrebbero pesare sul processo Ruby e sulla posizione dell’ex premier Silvio Berlusconi, “sono punti qualificanti della riforma”, “eliminarli mi sembrerebbe un’operazione controcorrente”. Eliminarli, no. Ma modificarli in senso migliorativo, si può. E’ questa l’apertura segnata nell’incontro di Frascati. Il presidente della commissione Giustizia del Senato, Filippo Berselli, tra i relatori al convegno, raccoglie il testimone: “Temevo che il governo volesse l’approvazione dell’anticorruzione così come uscito dalla Camera”. Di fronte alla disponibilità al confronto e alle modifiche “sono soddisfatto. La commissione darà il suo contributo”, assicura, dicendosi pronto anche a convocare “eventuali audizioni in notturna perché nessuno pensi che rispondono a una tattica dilatoria”. Severino pone una sola, seria condizione al confronto sul testo: i tempi. “Bisogna accordarsi perché le modifiche” che comporteranno un nuovo passaggio alla Camera, “consentano l’approvazione in tempo utile per la chiusura della legislatura”.