“La verità è che c’é ancora molta, troppa sottovalutazione della drammaticità della situazione. C’é soprattutto al Sud una diffusa convinzione dell’assenza di speranza e di futuro”. Lo afferma al Mattino Susanna Camusso, segretario generale della Cgil.

“Siamo stati epigoni di un thatcherismo che ha prodotto risultati nefasti – spiega la sindacalista. – Abbiamo passato troppi anni a discutere di ‘piccolo e’ bellò, di un Paese che doveva proiettarsi sul terziario, che l’industria doveva arretrare. Abbiamo inseguito modelli senza prevedere le conseguenze di certe scelte e lasciato agli stranieri settori come quello delle trasformazioni agricole che proprio al Sud avevano invece sicure garanzie di redditività”. “In realtà il liberismo in Italia non ha prodotto alcuna novità: ci si è illusi che il mercato potesse fare da solo. Non si è mai disegnato un nuovo tipo di società alla quale tendere: e si è visto che disastro ha combinato il mercato”. Camusso si dice “stupita” della “continua discussione sulla crisi” fra i partiti: “era del tutto prevedibile – precisa – che il 2013 avrebbe segnato un ulteriore disastro occupazionale” e “invece si continua a discutere di cose certo importanti come l’Imu o l’Iva, ma che non ci permettono di cogliere l’esigenza primaria di questo Paese: ridurre le diseguaglianze”. “Bisogna alzare i redditi – suggerisce – perché così aumentano i consumi e il Paese torna a crescere”. Segnale prioritario sarebbe anche fare riforme istituzionali “che ridiano certezze ai cittadini verso le istituzioni” ma senza “stravolgere il nostro assetto costituzionale”. “Troppe commissioni sono un segnale di debolezza della politica”. Un giudizio sul governo? “E’ ancora ai test d’ingresso”.

 

 

 

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