Cassa integrazione, transizione per la mobilità, flessibilità in entrata: sono questi i nodi principali della riforma del mercato del lavoro che andranno sciolti nelle prossime ore in vista del tavolo conclusivo convocato per oggi al ministero del lavoro dal ministro Elsa Fornero.

Difficile invece che si intervenga con nuovi aggiustamenti sull’articolo 18 rispetto al testo presentato ieri (il premier Monti ha già chiarito che la vicenda sui licenziamenti individuali è “chiusa”) anche se dalle aziende c’é pressione perché si riduca il tetto dell’indennizzo. Si lavorerà quindi sui testi dato che quelli definitivi andranno messi a punto entro venerdì. Domani mattina è previsto un incontro al ministero con i tecnici delle parti sociali mentre nel pomeriggio ci sarà il tavolo con i leader delle associazioni di sindacati e imprese.

Ecco in sintesi alcuni dei nodi da scogliere. Viene mantenuta sia la cig ordinaria che quella straordinaria ma non la deroga (per la quale le piccole imprese non pagano contributi) ma verrà eliminata la causale per cessazione di attività. I sindacati chiedono che nell’ottica di un sistema di protezione che sia universale la cassa integrazione sia accessibile anche per le piccole aziende previo contributo (tema sul quale le Pmi però non sono d’accordo). I sindacati chiedono che almeno una parte delle risorse annunciate per gli ammortizzatori sociali (1,7-1,8 miliardi) vada a sostenere i fondi di solidarietà per i lavoratori anziani che dovessero perdere il lavoro (se si resta disoccupati a quattro anni dalla pensione si può accedere a questo fondo che dovrebbe essere pagato dalle aziende). Si cerca inoltre di rallentare la transizione che dovrebbe portare all’eliminazione dello strumento nel 2017 per confluire nell’Aspi, il nuovo sussidio di disoccupazione. Il nuovo sussidio di disoccupazione sarà più alto (il 75% della retribuzione fino a 1,150 euro e il 25% dopo questo tetto con un massimo di 1.119 euro lordi) e durerà più a lungo rispetto all’indennità attuale. Dovrebbe essere confermato mentre potrebbero essere rivisti i contributi per le aziende che al momento pagano aliquote più basse (a fronte dell’1,3% della maggioranza delle imprese gli artigiani pagano lo 0,40% e i pubblici esercizi lo 0,18%) magari in modo lieve. Si lavora ancora sulle partite Iva (nei casi di monocommittenza), sui contratti a progetto con una stretta su quelle fatte per lavori esecutivi e ripetitivi (ad esempio sembra difficilmente accettabile un contratto di co.co.pro per una commessa). E’ possibile che si aumentino i contributi di co.co.pro. Sulle associazioni in partecipazione si discute di annullamento o della possibilità di mettere paletti mentre sui contratti a termine c’é pressione da parte delle aziende contro il contributo aggiuntivo dell’1,4% per questa tipologia di contratti.

 

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