“Quello di cui parliamo oggi è un testo di legge che considero sufficiente. Non solo per quello che è gradito agli insegnanti, ma per quello che una scuola diversamente organizzata potrà portare in termini di aumento di quantità di sapere e di istruzione agli studenti e ai genitori”. Così il senatore Vincenzo D’Anna, vicepresidente del gruppo Grandi Autonomie e Libertà, intervenendo nell’Aula di Palazzo Madama sul disegno di legge di riforma della scuola. “Si tratta – ha spiegato D’Anna – di una riforma che introduce elementi di verifica dei saperi e delle attitudini sia per i docenti che per i discenti, che segna la fine dello statalismo nella pubblica istruzione laddove prevede verifiche esterne dei criteri di efficienza e di merito. Introduce altresì sgravi fiscali, ancorché minimi, per coloro che scelgono scuole paritarie ponendo così fine ad una discriminazione storica riaffermando il diritto dei genitori a scegliere il luogo per istruire i propri figli. Agli insegnanti che protestano vorrei ricordare che il fatto di assumere a settembre 20 mila docenti del Gae e di coloro che risultano vincitori del concorso del 2012, nonché bandire concorsi riservati per gli abilitati Tfa e Pas, elimina l’originaria previsione della legge che calpestava i diritti acquisiti di tale categorie professionali. Uno sforzo economico pari a 3 miliardi di euro che non deve servire ad aumentare le comodità e la certezza del posto fisso ai docenti, ma la gamma dei saperi e delle attitudini per gli studenti. Peccato che Renzi ancora una volta si sia fatto beffa della corretta prassi parlamentare imponendo proditoriamente un maxiemendamento e l’ennesimo voto di fiducia”.