Il Pdl insiste e nel ddl Sviluppo torna alla carica sostituendo l’emendamento di ieri che proponeva una sorta di IV grado di giudizio, con una nuova riformulazione dagli effetti “ancora più dirompenti”, come si commenta nel Pd. Il numero uno del Senato Renato Schifani però mette dei paletti. In una lettera indirizzata al presidente della commissione Industria Cesare Cursi parla chiaro: bisogna vigilare con la massima attenzione sulle proposte di modifica “del tutto estranee al provvedimento”.

Ma il Pdl va avanti lo stesso e nella riformulazione già ribattezzata “ammazza-sentenze” si dà la possibilità, a chiunque sia stato condannato con sentenza passata in giudicato nei due anni antecedenti all’entrata in vigore del decreto, di ricorrere nuovamente in Cassazione, davanti alle Sezioni Unite non più solo per “manifesta violazione del diritto comunitario”, ma per la formula più generica di “violazione della legge”. E la cosa, avverte il capogruppo del Pd in commissione Giustizia della Camera Donatella Ferranti, “potrebbe riguardare non solo procedimenti relativi a Berlusconi, ma, aspetto più devastante, anche i processi di mafia e criminalità”. Come paventa anche il componente della commissione Antimafia, Angela Napoli (“processi di mafia a rischio”). Nella nuova versione della norma, che porta la firma di Giuseppe Valentino (Pdl), Franco Mugnai, Mariano Delogu e Carlo Sarro, non si prevede più una sorta di quarto grado di giudizio straordinario solo per violazione del diritto comunitario, ma si introduce un ennesimo caso di ricorso in Cassazione. Cioé ci si potrà rivolgere alla Suprema Corte quando si riterrà di aver subito con la sentenza d’appello una “violazione della legge o del diritto comunitario”. Ma questa previsione riguarda il futuro. Per il passato, gli effetti diventano “allarmanti”, come sostiene anche il presidente dei senatori Pd Anna Finocchiaro. Grazie all’introduzione di questo nuovo caso di ricorso in Cassazione che diventa di fatto ‘un’escamotagé, tutte le sentenze passate in giudicato nei due anni antecedenti all’entrata in vigore del decreto (lo si prevede esplicitamente nel 3 comma dell’ emendamento) verranno rimesse in discussione. I condannati infatti potranno ricorrere davanti alle Sezioni Unite della Suprema Corte per i casi, appunto, di “violazione della legge o del diritto comunitario”. Cioé praticamente sempre. Ma c’é di più: per presentare questo ricorso si avranno 180 giorni di tempo dall’entrata in vigore del decreto Sviluppo. “Lasciando così il tempo – ipotizza la Ferranti – di farvi rientrare nuovi procedimenti, quelli pendenti in Cassazione che potrebbero diventare definitivi in questo lasso di tempo”. Infine si potrà ‘convertire’ in ricorso davanti alle Sezioni Unite anche quello già pendente davanti alla Corte di Giustizia europea. “Netta e ferma contrarietà anche per l’ultima versione dell’emendamento Valentino” viene espressa dal capogruppo del Pd in commissione Giustizia del Senato Silvia Della Monica. Il governo ancora non ha dato parere alla nuova riformulazione dell’emendamento Pdl perché la commissione Industria si è sconvocata in attesa dei pareri della Bilancio. Dell”ammazza-sentenzé se ne parla martedì.

 

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