Decine e decine di scuole occupate o in autogestione in tutta Italia, manifestazioni di piazza degenerate in più di un’occasione in guerriglia urbana, studenti e insegnanti accomunati dal malcontento. Rischia di diventare caldissimo il novembre della scuola italiana e il Governo, alla vigilia di una nuova mobilitazione, in calendario per sabato, prova a spuntare le armi della protesta.

I sindacati sono stati convocati stamani a Palazzo Chigi e al termine dell’incontro hanno incassato l’invio in tempi rapidissimi all’Aran dell’Atto di indirizzo che consente la partenza della trattativa per il pagamento degli scatti stipendiali al personale della scuola. Una decisione che ha sbloccato una impasse che durava da mesi e che ha indotto i sindacati a sospendere lo sciopero e la manifestazione proclamati per sabato. Tutti contenti di questo primo passo tranne la Flc-Cgil che, invece, mantiene tutto in piedi. L’unico cambiamento riguarda la location della manifestazione che diventa piazza Farnese (l’ampio fronte sindacale aveva scelto, invece, piazza del Popolo). “Il ripristino degli scatti di anzianità per l’anno 2011 ha bisogno di una copertura finanziaria di 480 milioni di euro, ma il ministero dell’Economia ha certificato una miseria di risparmi: 86 milioni. E’ necessario quindi – spiega il segretario generale della Flc, Mimmo Pantaleo – tagliare di un terzo, pari a 384 milioni di euro, il fondo di scuola per pagare gli scatti. Questo sarà scritto nell’atto di indirizzo. Non è una soluzione, ma il gioco delle tre carte. L’onere del pagamento si scarica sui lavoratori che dovranno rinunciare a una parte del salario accessorio, quello finalizzato al miglioramento dell’offerta formativa cioè il valore aggiunto alla didattica”. Confermano la protesta pure i Cobas secondo i quali le ragioni per scendere in piazza sono talmente tante (dal taglio dei finanziamenti al blocco dei contratti) che non c’é ragione di fare retromarcia. Il pagamento degli “scatti” potrebbe dunque placare gli insegnanti ai quali si è rivolto oggi, con una lettera aperta, anche il ministro Profumo per ricordare come il Governo abbia dimostrato di saper cambiare idea sulle “24 ore”. Ma i prof rappresentano solo una componente del fronte di opposizione. Gli studenti sono infuriati contro il ddl Aprea che prevede il riordino degli organi collegiali della scuola e l’ingresso dei privati nei consigli di istituto. Nella lettera aperta (indirizzata a studenti e insegnanti) Profumo prende le distanze dal provvedimento (“non c’e alcuna diretta responsabilità del Governo né mia personale nelle proposte ivi contenute”) e auspica che tutte le forze politiche sappiano ascoltare il dissenso provvedendo a modificare, durante la discussione al Senato, il ddl. Ddl che sembra destinato comunque a un binario morto. Ma è abbastanza probabile che gli studenti non si accontenteranno di questo. Sono preoccupati del proprio futuro e il loro disagio va ben oltre la contrarietà per le politiche scolastiche che certo non si esauriscono con gli interventi del ddl Aprea: la legge di stabilità va corretta – dicono i ragazzi – altrimenti a scuola si chiuderanno i rubinetti, i termosifoni, le porte e si spegnerà la luce. In piazza ci andranno di sicuro perciò. C’é da sperare che non venga deluso l’auspicio del ministro Profumo che tutte le iniziative di protesta si svolgano “pacificamente, nel rispetto reciproco”.

 

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