Al Senato c’è un ddl sulle incompatibilità che sta scatenando polemiche nella maggioranza, ma il presentatore Massimo Mucchetti (Pd) precisa: “Con il Cav non c’entra niente”. “Il ddl che ho presentato al Senato non c’entra nulla con Berlusconi. Annunciai in alcune interviste mesi fa la mia intenzione di modificare la legge del ’57 perche’ inadeguata e non in linea con i tempi. Non capisco perché si faccia ora tanto clamore su un testo che comunque non farebbe mai in tempo ad essere approvato”.

“Il ddl, infatti, non è stato ancora assegnato alla commissione competente e i tempi di esame, come si sa, sono lunghi. Non si farà mai in tempo per Berlusconi, visto tra l’altro che la sentenza della Cassazione potrebbe arrivare già il 30 luglio “. “E’ un ddl – dice il senatore – che ho annunciato in un’ intervista a Repubblica e alla Stampa mesi fa. E lo feci rispondendo, tra l’altro, all’appello lanciato da Micromega sulle ineleggibilità. Mi misi a studiare la legge del ’57 e mi resi conto che l’art.10 risultava ambiguo e poco chiaro. Così buttai giù il provvedimento per attualizzare quella legge ai conflitti di interessi di adesso che sono molto diversi da quelli che potevano riscontrarsi negli anni ’50 quando chi aveva la concessione da parte dello Stato erano per lo piu’ i tabaccai…”.

“Questa cosa – insiste il senatore del Pd – è stata pensata e fatta per durare nel tempo. E ora l’aver voluto scatenare la polemica su un testo straconosciuto e annunciato in più di una dichiarazione pubblica è un giochetto politico di bassa lega al quale non mi voglio prestare…”. “Non ho messo a punto una norma del genere – sottolinea – per risolvere con un colpo di mano il problema con un avversario politico. Io, nel ddl, cerco solo di evitare che uno dei principali azionisti della Telecom, tanto per fare un esempio, possa diventare parlamentare o presidente della Repubblica. Ci sono dei nuovi conflitti di interessi che vanno disciplinati e regolamentati tanto che nel ddl si prevede che in presenza di grandi azionisti, questi, entro tempi certi, debbano optare o per il seggio o per la vendita delle azioni”.

“Dopo la stagione delle leggi ad personam – prosegue l’ex giornalista del Cds – questa non è una legge contra personam, ma una norma che punta a risolvere i problemi del paese. Come si può pensare ad un’Italia semipresidenzialista (principio sul quale non sono contrario) che non affronti però in modo sistematico il conflitto di interessi? Ho una storia nel giornalismo che dimostra come non ci possano essere secondi fini nel provvedimento che porta la mia firma. Non è mio interesse colpire Berlusconi, un avversario che va contrastato sul terreno della politica e dell’azione di governo”. “Cosa ne penso del dibattito sull’ineleggibilità di Berlusconi? Penso che i colleghi della Giunta delle Elezioni debbano agire secondo i propri convincimenti e secondo la propria coscienza. Io però, se fossi in loro – conclude – non voterei a favore dell’ineleggibilità basandomi sull’art.10 della legge del 57. Evidentemente chi è lì si prenderà le sue responsabilità…”.

 

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