Via libera della Commissione Bilancio del Senato alla manovra. La Commissione ha votato il mandato al relatore e il decreto, modificato, approderà da martedì all’Aula del Senato. L’assemblea ha tempo fino a sabato per l’ok definitivo, poi il provvedimento passerà alla Camera.

I contratti di lavoro sottoscritti a livello aziendale o territoriale “operano anche in deroga alle disposizioni di legge” e “alle relative regolamentazioni contenute nei contratti collettivi nazionali”. E’ quanto esplicita un emendamento alla manovra, presentato dalla maggioranza e approvato dalla Commissione Bilancio del Senato. Tra le materie per le quali è possibile la deroga dalla legge e dai contratti nazionali figura anche il licenziamento. Salve solo la “Costituzione nonché i vincoli derivanti dalle normative comunitarie e dalle convenzioni internazionali sul lavoro”. I controlli sui conti correnti bancari da parte dell’amministrazione fiscale potranno essere eseguiti anche in via preventiva e non solo in caso di accertamento. Lo prevede una delle misure del pacchetto fiscale della manovra, approvato dalla Commissione Bilancio del Senato. Salta l’obbligo di indicare il nome della banca sulla dichiarazione dei redditi. E’ quanto prevede un emendamento alla manovra approvato dalla Commissione Bilancio del Senato. ART.8: CAMUSSO, GOVERNO CANCELLA COSTITUZIONE – “Le modifiche della maggioranza di governo all’articolo 8 indicano la volontà di annullare il contratto collettivo nazionale di lavoro e di cancellare lo Statuto dei lavoratori, e non solo l’articolo 18, in violazione dell’articolo 39 della Costituzione e di tutti i principi di uguaglianza sul lavoro che la Costituzione stessa richiama”. Così il leader della Cgil, Susanna Camusso, sul nuovo art.8 della manovra che esplicita per gli accordi aziendali e territoriali la possibilità di derogare alla legge ed ai contratti nazionali, anche sul licenziamento. “Il governo autoritario distrugge autonomia parti”, aggiunge. “Il governo sconfitto sulle pensioni vuole ora distruggere l’autonomia e l’autorevolezza del sindacato e, così come per le pensioni, i segretari di Cisl e Uil non si accorgono di quello che sta succedendo e parlano d’altro”, afferma Camusso. Il segretario generale della Cgil sottolinea “ancora una volta il comportamento autoritario del governo che interviene sull’autonomia contrattuale delle parti con una scelta – dice – senza precedenti nella storia della nostra Repubblica”. Per il numero uno di Corso d’Italia, inoltre tali previsioni “negano il principio di rappresentatività che non può che essere dato dall’iscrizione al sindacato e dal voto dei lavoratori che viene invece escluso dalle modalità previste dall’articolo 8”. “Nessuno – aggiunge Camusso – ci racconti che quell’articolo é coerente con l’ipotesi di accordo del 28 giugno con Confindustria che aveva come cardini il ruolo del contratto collettivo nazionale di lavoro e la misura della rappresentatività connessa al voto dei lavoratori: tanto che in assenza del voto dei rappresentanti sindacali si rendeva per la prima volta obbligatorio, in un accordo con le controparti, il voto dei lavoratori”. La Cgil “non rinuncerà a nessuno strumento per cancellare l’articolo 8” sulla contrattazione aziendale, previsto dalla manovra anti-crisi del governo. Lo ha ribadito la Camusso, a margine di un confronto con l’ex presidente del Senato ed ex segretario della Cisl, Franco Marini, nell’ambito della Festa democratica nazionale. “Le modifiche che hanno introdotto al già pessimo e da stralciare articolo 8 – ha detto Camusso – sono modifiche che mettono in discussione il contratto nazionale di lavoro e lo Statuto dei lavoratori, non solo l’articolo 18, ma tutto lo Statuto. Violano un principio costituzionale fondamentale, che é quello dell’uguaglianza dei lavoratori e dell’uguaglianza della loro retribuzione e dei loro diritti”. Per la segretaria generale della Cgil, il governo “va avanti e indietro, cambia opinione in continuazione, con un unico tratto che continua ad esserci: vendicarsi nei confronti del lavoro e delle organizzazione sindacali”. “Abbiamo lo sciopero del 6 settembre – ha concluso – e quella sarà l’occasione in cui coglieranno l’umore delle lavoratrici e dei lavoratori rispetto a queste scelte”. “Di minuto in minuto le ragioni dello sciopero generale della Cgil crescono”, ha aggiunto Susanna Camusso. “Il tratto della manovra economica, di quella di luglio e di quella di agosto continua ad essere un tratto di profonda iniquità sociale. Si continua a far pagare i soliti noti – ha aggiunto la Camusso -, non si chiede un contributo a chi ha di più e a chi dovrebbe dare di più. Non c’é attenzione al lavoro, non c’é nulla per la crescita e quindi la disoccupazione continuerà ad aumentare”. “Si dice ai giovani aspettate o andatevene da questo Paese. Con delle manovre così – ha concluso la segretaria della Cgil – si decide un futuro di inseguimento del cosiddetto rigore dei conti pubblici, senza nessuna proposta per le persone in carne e ossa”. TREMONTI: FATTA IN FRETTA, INEVITABILI ERRORI “Nel fare un provvedimento in quattro giorni puoi fare degli errori”. Giulio Tremonti tira le conclusioni al Workshop Ambrosetti e nell’affrontare il tema della manovra economica, da settimane al centro di polemiche e tensioni, ammette che qualche sbaglio c’é stato, ma risponde a Emma Marcegaglia, critica su una finanziaria troppo sbilanciata sulle entrate, sottolineando che ci sono più tagli che tasse. Il ministro dell’Economia, seduto accanto alla presidente di Confindustria, spiega alla platea di imprenditori e industriali che il “provvedimento di agosto fu fatto in quattro giorni con una complessità interna di fabbricazione del provvedimento maggiore di quanto uno possa immaginare”. E in particolare sull’idea di accorpare le feste e sul fatto di non aver pensato al 2 giugno, al 25 aprile e al primo maggio afferma laconicamente: “Non ci abbiamo pensato. Pensavamo – sostiene – che fosse importante scrivere una norma sull’accorpamento e che poi ci fosse spazio per il decreto che definisce le date per dare spazio a questo. Non era, confesso, centrale nell’economia di una manovra da decine di miliardi in quel momento. Dovendo fare una norma abbiamo fatto la norma che accorpava le festività con dentro anche l’election day. Pero, è un errore: ammetto – afferma – è un errore”. Poi rivolgendosi direttamente al leader degli industriali sottolinea: “do una valutazione diversa da quella fatta dal presidente Marcegaglia: ci sono 14 miliardi di tagli e 6 di tasse. E non viceversa”. Quindi il ministro dà il dettaglio e si dice disposto “ad offrire ampia documentazione a proposito perché sono 6 miliardi di tagli ai Ministeri, 4 ai governi locali, 4 al Welfare il resto – precisa – è una componente fiscale ma non dominante all’opposto”. Tremonti quindi non lesina una stoccata contro chi fa “‘profezie retroattive e ricorda che ”nessuno ha la bacchetta magicà”. Poi rimarca: “un po’ in tanti hanno la mania di bacchettare troppo. Se si usassero le bacchette giuste con l’armonia giusta sarebbe nell’interesse del nostro Paese”. Ma il ministro, nel suo lungo discorso in cui non manca di citare Waterloo, Westfalia, Deauville e Versailles, parla anche degli eurobond: “assolutamente saranno fatti” perche “non ci saranno alternative”. Gli eurobond – spiega – credo siano il destino di questo Continente. Vedo però polemiche legittime ma anche strumentali: dicono che è una trovata italiana, ma com’é che, se fosse solo nell’interesse italiano, è totalmente appoggiata dal governo britannico e nella city di Londra? Forse – sottolinea il ministro – c’é una ragione che va oltre lo specifico interesse domestico del nostro paese”. MARCEGAGLIA: CORRIAMO RISCHIO GRAVE, AGIRE SUBITO Il rischio che l’Italia corre è grave e servono misure più incisive di quelle previste nella manovra correttiva dei conti pubblici. Se il governo non avrà la forza di adottare provvedimenti più incisivi e ridare credibilità al Paese dovrà trarne le conseguenze. Non arriva a chiedere le dimissioni dell’attuale esecutivo, ma il senso delle parole della presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, al forum Ambrosetti è chiaro. “Il sentimento è di forte preoccupazione e di richiesta alla politica di rendersi conto della gravità della situazione in cui ci troviamo e immediatamente agire perché il nostro Paese rischia molto”, afferma il numero uno degli industriali, dando voce alle preoccupazioni di imprenditori, in questi giorni riuniti a Cernobbio. “Finché c’é una maggioranza la discussione non c’é” e “non sta a Confindustria dire che bisogna cambiare il governo”, sottolinea, aggiungendo però che “il governo o trova la forza di fare queste cose o ne tragga le conseguenze. Il paese così non può stare”. “Qui c’é un problema di credibilità di questo Paese, di una manovra che deve avere i saldi certi e, soprattutto, c’é un problema di piano della crescita che manca completamente”, aggiunge. Alla vigilia della riapertura dei mercati la Marcegaglia indica che “se la Bce smette di comprare titoli di stato gli spread tornano a livelli altissimi e ci saranno problemi molto forti”. E “certamente non può comprare all’infinito”. Dall’intervento del ministro dell’Economia Giulio Tremonti, che ha concluso i lavori del workshop, “Non ho visto una chiusura ma ho visto la volontà di ragionare su questi punti che al momento non sono nella manovra”, afferma l’imprenditrice. Al titolare del dicastero dell’Economia la Marcegaglia ha snocciolato le richieste emerse dal direttivo di Confindustria, che il primo settembre aveva bollato la manovra come “debole e inadeguata”, invitando il governo a intervenire in modo più deciso su pensioni, privatizzazioni, vendita dei patrimoni immobiliari pubblici, investimenti nelle infrastrutture, liberalizzazioni, taglio dei costi della politica. Inoltre “bisogna ridurre da subito le imposte su lavoratori e imprese e alzarle su tutto il resto”. “Il modo per recuperare credibilità – ha concluso – è adottare le iniziative che stiamo chiedendo. Non ci possiamo aspettare altri aiuti dall’esterno”.

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