Nella migliore delle tradizioni, le trattative si chiudono, se si chiudono, all’ultimo. E il Pd non fa eccezione. La commissione sulle regole del congresso riunita questa sera per la stretta finale andra’ avanti a oltranza per tutta la serata e sara’ di nuovo convocata domani forse in mattinata.


Se sulla data delle primarie una mediazione e’ considerata scontata, si parla di un arco di tempo tra il primo e il 15 dicembre, il vero nodo, a quanto riferito, restano i congressi regionali. Continua il braccio di ferro tra chi vorrebbe le consultazioni locali prima o contestuali alle primarie nazionali e chi spinge per tenerle dopo. E quest’ultima sarebbe la linea prevalente. Anche perche’, rispettando la successione congressi di circolo e provinciali-regionali-nazionale a nessuno sfugge, tantomeno a Matteo Renzi, che le primarie per il segretario non potrebbero essere prima di gennaio-febbraio. Nonostante i mesi di lavoro alle spalle, la commissione ancora deve mettere a punto non pochi dettagli tecnici, e’ stato ricordato: dalle norme che regoleranno le primarie nazionali, platea e contributi compresi, alla complessa architettura regolamentare delle competizioni locali. L’obbiettivo resta chiudere con un’intesa magari unanime, come ha piu’ volte auspicato Guglielmo Epifani. E non e’ solo un segnale politico quello che molti puntano a dare: se si andasse venerdi’ e sabato in assemblea senza un’intesa c’e’ il rischio forte che l’assise finisca nel caos, complici le diverse interpretazioni del regolamento e del quorum necessario per modificare lo statuto. Non solo. C’e’ chi paventa il pericolo che non ci sia la maggioranza del 50% piu’ uno dei delegati per rendere valida la convocazione e dunque che, in mancanza di accordo, chiunque possa alzarsi e chiedere la verifica del numero legale.

 

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