Silvio Berlusconi decide di saltare la trasferta nella Capitale preferendo rimanere a Milano, lontano dal caos del Pdl. Domani il Cavaliere tornerà ad incontrare i giocatori del Milan così come non è affatto esclusa la presenza domenica, sempre nel capoluogo lombardo, al convegno dei cristiani popolari di Mario Baccini. L’intenzione é quella di evitare di essere a Roma mentre sono in corso le ultime trattative all’interno del Pdl per evitare la debacle completa. Nonostante manchi l’ufficialità la notizia dell’archiviazione delle primarie appare ormai più che scontata dopo che Angelino Alfano avrebbe dato il suo assenso, raccontano diversi esponenti del partito .

L’unica a ‘resistere’ è Giorgia Meloni. A tessere le fila della trattativa sarebbe stato Denis Verdini secondo alcuni in accordo non solo con l’ex capo del governo ma, appunto, anche con lo stesso segretario pidiellino. La rinuncia alle primarie, mai volute dal Cavaliere, avrebbe come contropartita l’impegno dell’ex premier a non boicottare il Pdl e a frenare il lancio di Forza Italia 2.0. Il partito però verrebbe profondamente rinnovato come chiesto da Berlusconi. La ristrutturazione potrebbe escludere però i dirigenti che provengono dalle file di Alleanza Nazionale. Gli ex An infatti sono pronti, nel caso il partito si trasformasse in una nuova FI, ad andare via dando vita ad un soggetto politico (‘Centrodestra nazionalé sarebbe uno dei nomi presi in considerazione) da federare al ‘nuovo’ Popolo delle Libertà. Il passaggio formale per l’archiviazione definitiva delle primarie dovrebbe essere un ufficio di presidenza da convocare i primi giorni della prossima settimana ufficializzando però entro domani l’addio alla consultazione popolare. In realtà a via dell’Umiltà si lavora ininterottamente per trovare un compromesso in grado di evitare scissioni. Un rischio che in diversi tra i dirigenti pidiellini vorrebbero evitare dopo aver visto i sondaggi poco lusinghieri che raccoglierebbe anche un’eventuale federazione tra Fi e ex An: Non riusciremo a superare nemmeno il 13%, confida un ex ministro. L’idea di arrivare ad una separazione consensuale però non è nuova nella mente del Cavaliere, convinto invece che una federazione possa ampliare il bacino di voti e catturare gli elettori delusi. Certo, nel Popolo della Libertà,i dubbi su quali siano le reali intenzioni dell’ex capo del governo restano tutti sul tavolo così come la convinzione che Berlusconi continui a lavorare ad una sua lista da affiancare all’attuale partito. Di questo il Cavaliere avrebbe discusso ieri sera in una cena con alcuni amici di vecchia data con cui sarebbe tornato a lamentarsi del poco appeal che ha il partito e soprattutto dell’esigenza di porre una linea di confine tra il vecchi e nuovo: C’é bisogno di rinnovamento e di nuovi volti anche da spendere in televisione dove sono stufo di vedere sempre le stesse facce. A frenare l’ex capo del governo dallo svelare una volta per tutte le sue mosse sarebbero però i sondaggi poco rassicuranti in merito ad una sua ridiscesa in campo. A condizionare sarà comunque l’esito del ballottaggio del Pd ma soprattutto la trattativa sulla legge elettorale che, a detta di Berlusconi, potrebbe essere condizionata a suo svantaggio se svelasse i suoi piani, prima di un accordo tra i partiti.

 

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