Finite le feste di Natale, il confronto tra governo e parti sociali sul lavoro e sull’articolo 18 entra nel vivo. Il ministro Elsa Fornero, come ha già fatto con il leader della Cgil Susanna Camusso, incontra domani i numeri uno di Cisl e Uil, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti. Poi, martedì e mercoledì, sarà il turno di Ugl e Confindustria.
Questa prima fase, quella degli incontri bilaterali tanto contestati proprio dalla Cgil, servirà al ministro per raccogliere le posizioni dei suoi interlocutori e poi poter fare la sintesi, integrando dove possibile la proposta che ha in mente da settimane. Ci sono gli ammortizzatori sociali da riformare, per renderli adatti a proteggere tutti i lavoratori e non solo ‘i garantiti’. Ci sono una serie di asimmetrie e di dualismi da sanare, giovani e meno, assunti a tempo indeterminato e precari.
E la conseguenza è che va ridotto sensibilmente il numero dei contratti, 46 secondo il censimento effettuato dalla Cgil. La base del lavoro è il contratto unico, o meglio come preferisce chiamarlo il ministro il ‘contratto prevalente’. È una proposta già formalizzata. L’origine è quella della versione Ichino, ma l’evoluzione, quella che finirebbe sul tavolo del confronto, è una proposta più vicina alla versione Boeri-Garibaldi e la sua evoluzione legislativa, il disegno di legge Nerozzi (Pd). Il ‘contratto prevalente’ sarebbe a tempo indeterminato e prevederebbe un periodo di ingresso di tre anni in cui il lavoratore, nel caso in cui venisse licenziato, riceverebbe un’indennità economica di compensazione, proporzionale al periodo lavorato. L’obiettivo, quello di mettere insieme flessibilità e sicurezza, ovvero maglie più larghe in uscita a fronte di adeguate tutele per i lavoratori, è alla portata, vista la disponibilità di massima a discutere di nuove regole che è già arrivata sia dai sindacati che dalle organizzazioni datoriali. Questo, purché si riesca a tenere fuori dal confronto le polemiche sull’articolo 18, pronte a riesplodere in qualsiasi momento se la riforma dovesse in qualche modo avallare la tentazione, radicata nell’ala più radicale del fronte industriale, di spingere sulla strada dei ‘licenziamenti facili’.
Intanto, a parlare è stato il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti. E l’invito è stato chiaro: “scriviamo norme chiare, non interpretabili, applicabili”. È invece inaccettabile, ha chiarito il leader del sindacato di via Lucullo, “il ragionamento perverso” che si fa sostenendo che “siccome le norme non riusciamo a scriverle in maniera chiara, le aboliamo”. Per i licenziamenti, dice Angeletti, “ci devono essere delle motivazioni scritte in maniera chiara per cui il rapporto si può rescindere: l’azienda va male, il reparto va male, quel lavoratore non va mai a lavorare”. Ma, avverte Angeletti, “va lasciato in maniera chiara che si deve evitare l’arbitrio” da parte dell’impresa.