Il supercommissario per i tagli alla spesa pubblica lascia. Enrico Bondi, dopo le polemiche sollevate per il suo nuovo ‘incarico’ di selezionatore dei candidati della Lista Civica del premier Mario Monti, si è dimesso dal doppio incarico governativo che lo vedeva impegnato da una parte a tagliare la spesa pubblica in modo selettivo, dall’altra a risanare la sanità pubblica del Lazio.
Al suo posto, per attuare la spending review, arriva il suo più naturale sostituto: il Ragioniere Generale dello Stato, Mario Canzio. Per la Sanità del Lazio, invece, arriva con l’incarico di commissario ad acta l’attuale capo del dipartimento per la programmazione del servizio sanitario nazionale del Ministero della Salute, Filippo Palumbo. Le dimissioni, ratificate da un rapido Consiglio dei Ministri al quale era assente Mario Monti, arrivano a pochi giorni dall’annuncio del premier. Aveva rivelato di aver chiesto a Bondi “una specie di due diligence per valutare eventuali conflitti di interesse dei candidati” della sua lista civica. Un annuncio sul quale Pd e Pdl non avevano nascosto i propri mal di pancia. Per il partito democratico era intervenuto il segretario Luigi Bersani: “Io ho molta stima e rispetto di Bondi – aveva tuonato – ma sta facendo un altro mestiere, non può farne un altro”. Di “conflitto di interesse” aveva invece parlato il capogruppo Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto. La soluzione era inevitabile ed è arrivata velocemente: dimissioni. Bondi era stato nominato supercommissario alla “spending review” lo scorso 30 aprile con l’obiettivo di utilizzare anche per i conti pubblici la sua esperienza di “risanatore” messa in campo già per la vicenda Parmalat. Con una strategia diversa da quella del passato: niente più tagli orizzontali ma ‘tagli mirati’, finalizzati ad individuare aree di inefficienza e spreco. La sua attività è andata al di là del decreto sulla spending review, convertito ad inizio agosto, con l’obiettivo di garantire 4,5 miliardi di risparmi nel 2012, 10,5 miliardi nel 2013 e 11 miliardi il prossimo anno. Lo zampino del supercommissario è proseguito anche con la legge di Stabilità e con il decreto sui tagli della politica negli enti locali, varato di tutta corsa, dopo gli scandali delle spese regionali facili. Non sempre però riuscendo nell’intento. E’ il caso del taglio delle province – che porta la co-firma del ministro Patroni Griffi – alla fine “congelata” dal Parlamento; oppure del progetto “Cieli Bui” finalizzato a spegnere le luci pubbliche, in gran parte svuotato durante l’iter di Camera e Senato. L’altro incarico lasciato, quello di commissario per la Sanità della Regione Lazio, era arrivato lo scorso ottobre, con la decisione del governo di sostituire per questo delicato incarico la dimissionaria presidente della giunta regionale, Renata Polverini. Un nodo spinosissimo, quest’ultimo, che ha visto i dipendenti di alcune importanti strutture sanitarie protestare per la “stretta” del commissario che in alcuni casi – ad esempio per il San Raffaele – solo nell’ultimo giorno del 2012 ha stanziato le risorse per far fronte a debiti pregressi. Ora per Bondi inizia il nuovo ruolo di “selezionatore” politico. I criteri di candidabilità – come annunciato dal Monti candidato premier – saranno più esigenti rispetto alla normativa vigente: riguarderanno “condanne e processi in corso, conflitti di interesse, il codice deontologico antimafia”, ma anche limiti per chi ha svolto già attività parlamentare, “con un massimo di due deroghe per ciascuna lista”. E il compito non si preannuncia più facile.