Il 10 e l’11 febbraio indicati dalla presidente dimissionaria Renata Polverini non sono “la prima data utile” per votare nel Lazio, come ha invece imposto il Consiglio di Stato. La prima data utile è il 3-4 febbraio, ed é allora che si andrà alle urne.
A fissarle una settimana prima non sarà più la governatrice ma il Viminale, nella figura del suo commissario Giuseppe Pecoraro, prefetto di Roma, entro tre giorni dalla notifica. Lo ha deciso il Tar del Lazio, che ha accolto il ricorso-lampo dell’avvocato Gianluigi Pellegrino, del Movimento difesa del cittadino. “E’ stato censurato l’ennesimo abuso – ha trionfato il legale – Ora questa data non solo è intoccabile, ma non permette nemmeno strumentali pressioni per impraticabili election day”. “Discuteremo di tutte le problematiche, compresa anche la Regione Lazio, domani al Cdm, e poi decidiamo” ha tagliato corto da Bruxelles la titolare del Viminale Anna Maria Cancellieri, che del resto, fanno notare dalla Regione, aveva concordato lei con Polverini quel 10 febbraio. Alla Regione ora, suggerisce l’avvocato di via Cristoforo Colombo Federico Tedeschini, resta una sola via, “sollevare un conflitto di attribuzione alla Corte costituzionale nei confronti del Tar”. E mentre la governatrice corre a Palazzo Grazioli, dove è in corso il vertice del Pdl presieduto da Berlusconi, dal palazzo di via Cristoforo Colombo le reazioni sono tese. Salvatore Ronghi, braccio destro di Polverini, si sfoga su Twitter: “Il Tar del Lazio si attiene alle leggi… le sue. Lo Statuto? Carta straccia”. L’altro membro del ‘cerchio magico’, l’assessore al Bilancio Stefano Cetica, aggiunge: “Il 10 febbraio – spiega – era stato fissato tenendo conto che le festività avrebbero reso impervia la raccolta delle firme, che a questo punto dovrà avvenire tra il 4 e il 5 gennaio, costringendo la Corte d’appello a rimanere aperta nei tre giorni successivi. Non mi sembra una sentenza di buon senso”. Per il centrosinistra è però una vittoria: “Polverini – ha detto il capogruppo Pd Esterino Montino – è commissariata anche sul voto”. “Ricorso alla Consulta? – ha incalzato Luigi Nieri (Sel) – Polverini metta fine a questo ignobile balletto”. Per i Verdi di Nando Bonessio “é caos puro: un’intera Regione è bloccata perché lei sta mettendo a punto la sua lista”. Polverini è infatti in corsa per una possibile ricandidatura. E, nonostante la bufera legale innescata dalla bocciatura del Tar, non ha rallentato nell’attività amministrativa: oggi, ad esempio, ha approvato diverse delibere di peso. Una, ad esempio, consente l’assunzione di 50 precari dell’Arpa, un’altra ‘salva’ le società regionali e i suoi dipendenti dalle forbici della spending review, un’altra ancora approva lo stato di crisi per la Videocon di Frosinone, 1300 lavoratori in cassa integrazione. Tanto da far chiedere al senatore Pd Luigi Zanda se questi atti, a giunta dimissionaria, siano validi. “Anche Montino fece delibere in ordinaria amministrazione” gli ha ricordato l’assessore Pietro Di Paolo. Ma è evidente che Polverini, lo ha detto ai suoi sostenitori, alla ricandidatura ci crede. E il tempo, ulteriormente ridotto e con un Pdl incerto, potrebbe anche giocare a suo favore. E se non sarà lei ci sarà Francesco Storace, che domenica, anche sulla base delle mosse dell’alleata, dovrebbe chiarire il quadro. Il candidato Pd Nicola Zingaretti li aspetta a pié fermo: “Noi siamo pronti. Risparmieremo una settimana di sprechi che sono uno schiaffo a chi soffre la crisi”.