Stanare Berlusconi e il Pdl, metterli di fronte alle proprie responsabilità facendo emergere tutte le contraddizioni di una mossa politica carica di ambiguità. Questo attraverso due passaggi-chiave: chiarimento immediato nel Cdm di questa sera e fiducia delle Camere già all’inizio della prossima settimana, tra lunedì o, più probabilmente, martedì. Il tutto con la benedizione e il sostegno del Colle, suggellata nell’incontro di un’ora e mezzo al Quirinale. Ma, al di là delle buone intenzioni, sono subito volati gli stracci nel consiglio dei ministri notturno dove i nodi Iva-giustizia sono subito arrivati al pettine.
Con Angelino Alfano che ha addossato al Pd la colpa della crisi (a causa del congresso e per l’antiberlusconismo, ha attaccato). Il vicepremier ha quindi alzato la voce contro qualsiasi ipotesi di aumento delle tasse per coprire il rinvio dell’aumento Iva (‘così non ci stiamo’) e ha rilanciato il chiarimento anche sulla giustizia (‘per non tirare a campare’). Ne è nato uno scontro con Dario Franceschini che ha scandito: nessun baratto tra la durata del governo e cedimenti sulle regole. Nessun cedimento anche da parte di Enrico Letta rientrato ricaricato e battagliero nella capitale dopo il tormentato tour americano, e con granitica determinazione ha affrontato il suo venerdì di passione. Con una missione precisa, procedere ad un immediato chiarimento politico con il Pdl, da blindare con una rinnovata fiducia del Parlamento (possibilmente con il voto su una mozione che metta in sicurezza il governo).
E un monito, per ora sottotraccia, sulla tenuta di una ventina di berluscones al Senato che potrebbero addirittura votare la fiducia al governo. Una parlamentarizzazione della ‘strana-crisi’, quindi, con un chiarimento a 360 gradi, ”senza se e senza ma” – ha spiegato Enrico Letta ai leader incontrati nel pomeriggio nel frenetico viavai a Palazzo Chigi. Il premier prima di salire al Colle, che gli ha riconfermato la sua fiducia con l’incoraggiamento a procedere nella sua ‘operazione verità’, ha visto Dario Franceschini, Angelino Alfano, Guglielmo e Epifani e, a sorpresa, anche Gianni Letta. Rovente anche la linea telefonica del palazzo (tra gli altri Letta ha sentito Mario Monti).
Un giro di contatti volti a preparare quel chiarimento ”risolutivo”, invocato anche dal segretario del Pd Epifani, e quindi avviato già stasera nella riunione del consiglio dei ministri. Riunione preceduta dalla ‘war room’ dei ministri del Pd che con Dario Franceschini hanno convenuto su un punto inderogabile: senza un chiarimento vero e definitivo non sa va avanti e quindi si intona il requiem per questa esperienza di governo. Altrettanto ruvida la risposta dei colleghi del Pdl. I ministri pidiellini hanno fatto sapere che nel chiarimento politico deve esserci anche il caso-giustizia (leggi condanna-Berlusconi) altrimenti non se ne fa niente e ”non si va da nessuna parte”. Continua dunque la prova di forza il cui esito non è affatto scontato. Sia chiaro, però – è la linea del premier Letta, che questa volta per Berlusconi e i suoi si tratta di un ”prendere o lasciare, perché i problemi del paese sono tanti e urgenti e non si può andare avanti in un clima di tensione continua”.