Il presidente conservatore romeno Traian Basescu e’ riuscito a evitare la destituzione, voluta dalla maggioranza di governo di centro-sinistra e sulla quale la popolazione era stata chiamata a esprimersi nel referendum di oggi. La consultazione e’ risultata infatti non valida non avendo fatto registrare un’affluenza di almeno il 50% degli aventi diritto, come imposto dalle legge.
A votare, come ha riferito in una prima stima ufficiale la commissione elettorale, e’ stato il 45,92% dei poco piu’ di 18 milioni di elettori. A dichiarare fallito il referendum era stato lo stesso presidente Basescu, subito dopo la chiusura dei seggi alle 23 locali (le 22 italiane). ”I romeni hanno respinto il tentativo di colpo di stato organizzato dai 256 parlamentari guidati da Victor Ponta e Crin Antonescu” (rispettivamente premier e presidente ad interim, ndr)”, ha detto Basescu. ”Voglio ringraziare coloro che sono andati oltre la rabbia per le misure di austerita’ prese dal governo e non hanno votato in questo referendum, mostrando di comprendere che il momento e’ delicato”, ha aggiunto. Il presidente aveva invitato i romeni a boicottare la consultazione, a differenza del premier socialdemocratico Victor Ponta e della maggioranza di centro-sinistra, che avevano fatto di tutto per favorire l’affluenza alle urne, allungando di un’ora la chiusura dei seggi e allestendo postazioni di voto anche in hotel e ristoranti nelle localita’ di villeggiatura sulla costa del Mar Nero, particolarmente affollate in questo periodo estivo e di vacanze. Secondo exit poll raccolti dalla tv privata Realitea, di quelli che hanno votato al referendum, quasi il 90% si sono detti a favore della destituzione di Basescu. La commissione elettorale rendera’ noti i primi risultati ufficiali del voto domattina a Bucarest intorno alle 10 locali (9 italiane). Il referendum sulla destituzione di Basescu e’ stato il punto culminante di una ‘guerra’ di potere fra governo di centro-sinistra e presidenza conservatrice, uno scontro politico e istituzionale senza precedenti nella Romania post-comunista, che ha suscitato inquietudine e preoccupazione nell’Unione europea. In quella che viene considerata la piu’ grave crisi politica della Romania dalla caduta del regime comunista di Nicolae Ceausescu nel 1989, il presidente Basescu, su iniziativa della maggioranza di governo, era stato sospeso dalle funzioni con un voto del parlamento il 6 luglio scorso, e quattro giorni piu’ tardi il capo dello stato aveva trasmesso temporaneamente i suoi poteri al presidente del Senato Crin Antonescu (socialdemocratico). Il governo di centro-sinistra accusa Basescu di aver violato la costituzione avocando a se’ poteri e prerogative non sue, e di aver fortemente impoverito la popolazione con lem pesanti misure anti-crisi imposte al paese in accordo con Fmi e Ue. Se il referendum avesse confermato la destituzione, nuove elezioni presidenziali dovevano essere convocare nel giro di 90 giorni. In Romania sono gia’ previste per l’autunno le elezioni legislative. La situazione in Romania viene seguita con grande attenzione dai vertici Ue a Bruxelles, preoccupati della tenuta democratica del Paese balcanico.