All’indomani delle dimissioni dei vertici militari turchi, il presidente Abdullah Gul rassicura il Paese e il premier Tayyip Erdogan propone di lavorare a una nuova Costituzione, mentre i principali quotidiani pongono l’accento sulla fine del dominio delle forze armate nella vita politica del Paese, arrivando a ipotizzare un passaggio dalla prima alla seconda Repubblica.
E’ forte l’attesa per la riunione di lunedi” prossimo del Consiglio militare supremo (Yas) in cui, come da tradizione ogni anno, si decidono promozioni e dimissioni dalle forze armate, e che in particolare dovrebbe ratificare la nomina di Necdet Ozel, comandante della gendarmeria, a nuovo capo dello stato maggiore in sostituzione del dimissionario Isik Kosaner. Di ”nessuna crisi”, ha parlato oggi il presidente Gul che ha gettato acqua sul fuoco della polemiche. ”Senza dubbio ieri ci siamo trovati in una situazione eccezionale – ha sostenuto il capo dello Stato stando a quanto scrive l’agenzia Anadolu – ma adesso ogni cosa e’ stata rimessa al suo posto e tutto sta filando secondo le normali procedure”. Il primo ministro Erdogan ha posto l’accento sulle prossime sfide della Turchia che riguardano la preparazione di di una ”nuova Costituzione, che sia democratica e liberale e che vada incontro ai bisogno di oggi”. Il premier poi ha provato a rassicurare il Paese ricordando la riunione di lunedi’ 1 agosto. ”Credo che non ci sara’ nessuna tensione all’interno dello Yas”, ha sostenuto il premier rientrando da un viaggio all’estero. In realta’ la motivazione data venerdi’ notte da Kosaner, il capo di stato maggiore interarmi non lasciava adito a dubbi: le dimissioni sono una protesta contro l’incarcerazione di molti ufficiali nell’ambito di diverse inchieste in corso su presunte congiure militari per rovesciare il governo. ”E divenuto impossibile per me continuare in questo incarico cos importante in quanto impotente ad assolvere le mie responsabilit… nel difendere i diritti del mio personale come capo di stato maggiore”, aggiungeva. E infatti le rassicurazioni del premier convincono poco i principali quotidiani turchi che oggi parlano di un nuovo scenario politico in cui si trovano nuovamente di fronte i militari difensori della laicita’ dello stato fondato da Ataturk e il governo guidato dal partito degli islamici moderati. ”Questa crisi e’ il risultato della lotta per il potere tra l’esercito e il governo che si trascina dal 2007”, sostiene Derya Sazak, del quotidiano Milliyet, mentre Asli Aydintasbas, giornalista del giornale turco Milliyet, scrive che ”quanto accaduto ieri non e’ altro che la fine del ruolo dei militari” nella vita politica del Paese. ”Questo e’ un momento simbolico dove finisce la prima Repubblica e si entra nella seconda Repubblica”, continua il reporter. Il New York Times invece riferisce di una Turchia ”attonita”, di un Paese in ”attesa” dove si contrappongono ancora di piu’ le due anime politiche della nazione.